Zoe Tavarelli, figlia del regista Gianluca Maria Tavarelli, ci racconta il suo percorso nel mondo del cinema, dalla prima volta davanti alla macchina da presa alla prestigiosa esperienza americana, che le ha permesso di recitare accanto al Premio Oscar Chris Cooper
Zoe Tavarelli ha decisamente il cinema nelle vene. Nata sul set e con tanta voglia di crescere artisticamente e mettersi alla prova, la figlia di uno dei registi più affermati del piccolo schermo (Paolo Borsellino, Il giovane Montalbano, Maria Montessori, Maltese) ha intrapreso un prestigioso percorso in America (diplomandosi all’American Academy of Dramatic Arts), che l’ha portata a recitare accanto ad attori di altissimo calibro, come il Premio Oscar Chris Cooper. Ecco cosa ci racconta in questa intervista.
Zoe, a cosa è dovuta la tua scelta di studiare in America e come ha finora segnato il tuo percorso artistico?
Ho sempre sognato di fare l’attrice e dopo aver concluso il liceo ho deciso di partire per studiare in America. Le ragioni che mi hanno portata a questa scelta sono molteplici. Innanzitutto ho sempre amato il cinema americano e l’America, in cui sognavo un giorno di poter vivere. Professionalmente parlando, le scuole americane potevano garantirmi insegnamenti di gran lunga migliori, così da poter approfondire ciò che avevo studiato in Italia e portarlo ad un altro livello. Infine, volevo dimostrare a me stessa che ce l’avrei potuta fare con le mie forze, lontana dalla mia famiglia che avrebbe probabilmente agevolato e reso più facile il mio percorso in Italia. Posso affermare con convinzione che trasferirmi in America sia stata una delle migliori decisioni della mia vita. Non solo sono stata presa in una scuola prestigiosa ed ho ricevuto un’ottima istruzione, ma adesso ho l’opportunità ed il grande onore di recitare accanto ad attori di altissimo calibro come il Premio Oscar Chris Cooper.
Pensi che avere un papà regista abbia influito sul tuo sogno di intraprendere un cammino nel mondo dello spettacolo?
Decisamente sì. Finché la memoria mi permette, mi ricordo sul set seduta sulle gambe di papà a guardare con lui il monitor. Sono cresciuta sul set, film dopo film, assimilando tutto ciò che mi circondava. Ero per la prima volta davanti alla macchina da presa ad 11 mesi e non ho mai smesso da allora. Il set è uno degli unici luoghi in cui mi senta completamente a mio agio e non potrei immaginare la mia vita lontano dalla magia del cinema. Sono estremamente grata a mio padre e a tutta la mia famiglia per i loro preziosi insegnamenti, che sono sicuramente parte del successo avuto in tutti i progetti a cui ho preso parte in Italia.
Oltre al cinema e alla TV, hai partecipato anche a diversi progetti teatrali. Come ti sei trovata in questa veste?
All’inizio ero decisamente intimorita. La presenza del pubblico live non è qualcosa da sottovalutare e durante i primi spettacoli a cui ho preso parte ho decisamente sentito la pressione. Col tempo, però, il pubblico diventa uno stimolo enorme che fornisce grande energia e adrenalina. Essere sul palco a recitare davanti a gente che non si conosce, mettendosi a nudo nei panni di qualche personaggio, è un’esperienza magica. Penso che durante un’opera teatrale gli attori e gli spettatori interagiscano silenziosamente e siano parte di un tutt’uno che non potrebbe funzionare senza uno dei due; si innesca un meccanismo di azione-reazione che non esiste nel cinema ed è per questo che oltre alle produzioni cinematografiche continuerò sempre a fare teatro.
In The Lost Film Series ti vedremo protagonista accanto al Premio Oscar Chris Cooper. Ci racconti questa esperienza?
È stato per me un grande onore recitare da protagonista accanto a Chris nonché fonte di grande timore prima che il progetto iniziasse. Mi ricordo nella mia stanza a provare le battute senza sosta e a non sentirmi mai abbastanza pronta per una star del suo calibro. Tutta la mia agitazione era però infondata, dopo averlo conosciuto mi sono accorta di come fosse una persona meravigliosa nonché attore estremamente generoso. Prima e durante le riprese ha fatto di tutto per mettermi a mio agio e ad ogni ciak dava il 100% spingendomi a migliorare sempre di più. Recitare con lui mi ha insegnato molto, motivo per cui gli sono estremamente grata. Sicuramente devo anche ringraziare Davide Ferrario per avermi scelta in questo ruolo ed avermi dato la possibilità unica di vestire i panni della figlia di Chris Cooper.
È già la terza volta che vieni diretta da Davide Ferrario. Cosa ti piace del suo cinema?
Davide è un regista estremamente onesto e coerente con la sua idea di cinema ed è una caratteristica che ammiro molto, anche se non glielo dico spesso. Non comprometterà mai il messaggio o l’estetica di uno dei suoi film per inseguire un sogno di fama e questo rende i suoi film unici. Il suo è un cinema schietto e da attrice lo trovo molto affascinante. Davide lavora moltissimo con gli attori e la parte di noi stessi che mettiamo nel personaggio. La sceneggiatura diventa secondaria rispetto alle emozioni e alle idee che vuole rendere sullo schermo e molte volte esse scaturiscono da un’immagine che gli evoca l’attore o una situazione. Per questo sceglie attori che gli diano quello stimolo di creatività che insieme alla sua visione portano al progetto finale. Con lui non ti senti mai come un burattino che esegue il volere del regista, è sempre una collaborazione, per questo non mi stancherò mai di lavorare con Davide e tutti i progetti fatti insieme sono la prova della nostra sintonia.
Che idea ti sei fatta dell’attuale cinema italiano?
Il cinema italiano è indubbiamente in declino, ma questo dovrebbe essere uno stimolo per cambiare le cose. Penso che dovremmo provare ad innalzare il livello delle produzioni settore per settore. Da attrice denuncio certe scelte attoriali in cui si predilige il look o la fama al talento portando così un progetto con potenziale alla mediocrità. Un paese come l’Italia non può non avere più niente da dire, mi rifiuto di crederlo. Dobbiamo solo trovare il modo giusto per esprimerci, stando al passo con i tempi e con un’industria che sta cambiando drasticamente. Avendo partecipato a progetti che hanno riscosso grande successo oltre che testimone in prima persona del cinema americano sono convinta che cambiare e migliorare sia possibile.
Cosa consiglieresti a un giovane che vuole intraprendere un percorso come il tuo?
Sembrerà banale ma il mio consiglio maggiore è quello di non mollare. Se si ha la passione e si è decisi a rendere la recitazione il proprio lavoro bisogna continuamente mettersi alla prova e dare il meglio senza lasciarsi scoraggiare. L’attore è un lavoro instabile ed ogni progetto film o tv che sia bisogna guadagnarselo. So per esperienza quanto sia difficile e stancante senza parlare di quanto sia demotivante fare 10 audizioni una dopo l’altra e non riuscire ad avere neanche un ruolo. La maggior parte si arrende ed è qui che si distingue chi ce la fa e chi no. Gli attori che lavorano sono quelli che non hanno mollato. Per questo voglio ringraziare mia mamma e mio papà oltre che tutta la mia famiglia per il loro supporto e la forza che mi hanno dato in questi anni. Oltre a questo, il mio secondo consiglio è quello di continuare a studiare, ogni volta che se ne ha l’occasione. Recitare non è qualcosa che si impara una volta e non si dimentica più, bisogna continuare ad ‘allenarsi’. La materia prima della recitazione è la natura umana ed in quanto esseri infinitamente complessi l’attore non smette mai di imparare.
Alberto Leali