Presentato in concorso al BIF&ST di Bari, arriva al cinema dal 4 aprile con 01 Distribution
Il ragioniere trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi), a causa di un crac che coinvolge la piccola fabbrica per cui lavora, viene trasferito dalla quieta Vigevano alla rampante Milano, dove sarà impiegato in una importante azienda di guarnizioni. I ritmi sono frenetici, ma l’impiego è indubbiamente gratificante. Walter, però, si ritroverà ben presto assalito da una febbre calcistica che contagia tutti i piani del suo ufficio, a cominciare dall’influente cavalier Tosetto (Giovanni Storti). Inventandosi portiere e interista, sarà, così, costretto a partecipare a tutti gli allenamenti del giovedì, in vista della sfida del primo maggio attesa da tutti i dipendenti dell’azienda. Il problema è che Walter odia il calcio e non sa affatto giocarci, tanto che le sue prestazioni disastrose gli procurano lo scherno dei colleghi, che lo soprannominano ironicamente Zamora (dal nome del celebre portiere spagnolo Ricardo Zamora Martinez). Per vendicarsi, ma anche per conquistare la dolce Ada (Marta Gastini), che sembra flirtare con il suo “rivale” Herber (Walter Leonardi), Walter ingaggerà Giorgio Cavazzoni (Neri Marcorè), ex portiere prodigio che ora affoga nell’alcool e nella solitudine, perché lo alleni e lo trasformi in un campione.
Il bell’esordio alla regia di Neri Marcorè è tratto dal romanzo del giornalista sportivo Roberto Perrone, recentemente scomparso. Ed è un omaggio appassionato agli Anni ‘60, che Marcorè racconta con grazia, attraverso una scrittura di grande accuratezza, che ne restituisce spirito, manie e valori.
Oltre che per l’ottimo cast corale, in cui non c’è un solo interprete che non sia adeguato al ruolo affidatogli, Zamora convince come brillante affresco storico dall’afflato malinconico.
Efficacissima è, infatti, la descrizione di una Milano gaberiana in pieno boom economico: lavorativamente efficiente, ma altresì vivace, allegra e con l’ossessione del calcio (il folber come lo chiamava Gianni Brera), che non è solo uno sport ma rappresenta la vita.
In questo contesto si ritrova catapultato Walter Vismara (un bravissimo Paradossi), che ci sembra un po’ l’alter ego di Marcorè, costretto a subire le partite tra scapoli e ammogliati organizzate dalla sua azienda.
Non un looser vessato lavorativamente come Fantozzi, anche se il rimando sorge quasi spontaneo, ma un goffo e timido uomo di provincia, che però si vanta di conoscere tutte le risposte alle domande di Mike Bongiorno in Rischiatutto. E che si trova alle prese con un Paese inebriato dal benessere, convinto di poter avere ogni cosa a portata di mano.
Quello a cui assistiamo in Zamora è il suo racconto di formazione, che trova il fulcro nell’amicizia con l’ex portiere Cavazzoni, un uomo che ottenuta la fama cade in disgrazia perché incapace di gestirla. E che più che vivere si lascia vivere, trovando però una ragione di riscatto nell’allenare segretamente Walter. Zamora mette, quindi, a confronto due personalità che si sforzano di affrontare i propri disagi, finendo con il divenire l’uno il sostegno dell’altro
Marcorè si pone con delicatezza e rispetto verso i suoi personaggi e le loro fragilità e ci regala una commedia divertente, misurata e ben fatta, che fa ben sperare sul suo futuro registico. D’altronde, lui è uno dei pochi che ha già ampiamente dimostrato una versatilità artistica che ha ben pochi eguali nel panorama italiano.
Alessandra Broglia