Adattamento del bestseller omonimo di R. J. Palacio, Wonder racconta la storia di Auggie Pullman, un bambino di 10 anni sottoposto a ben 27 operazioni estetiche per cercare di rendere il suo volto, deformato a causa di una malattia molto rara, meno respingente. Auggie ha sempre studiato a casa, è innamorato delle scienze, sogna un futuro nello spazio come i suoi eroi di Star Wars, e quando esce di casa si copre il capo con un casco da astronauta. Giunto, però, all’età per frequentare la prima media, il bambino dovrà affrontare lo sguardo, spesso impietoso e crudele, dei suoi coetanei, uscendo da quel nido domestico e famigliare che fino ad allora lo aveva protetto.
Lo diciamo subito: Wonder fa commuovere, e tanto! L’opera terza del regista del già apprezzatissimo Noi siamo infinito, Stephen Chbosky, emoziona e tocca il cuore grazie a una tematica trattata con indubbia sincerità e notevole sensibilità.
Wonder è un film ritagliato su misura per i ragazzi, invitati alla tolleranza e a non fermarsi alle apparenze; ma in realtà è un film per tutti: una fiaba gentile e delicata sulla diversità, che racconta un percorso impervio e doloroso, ma pieno di umanità.
Wonder alterna abilmente, ma mai furbescamente, lacrime e risate, dolore e tenerezza, non facendo sconti sulla violenza, ma non scadendo mai nel compiacimento, nel pietismo o nella melassa. Il film racconta con incisività la difficoltà del diverso di fronte allo sguardo degli altri, la forza dell’amicizia, dell’amore e del coraggio di fronte al pregiudizio e all’intolleranza.
Ma ciò che più ci ha convinto è la capacità della sceneggiatura di tenere in equilibrio più punti di vista appartenenti a personaggi diversi, che si trovano così a raccontarsi sullo schermo, mostrando le proprie paure e fragilità. Perché tutti i personaggi di Wonder, dal piccolo Auggie, al suo amico Jack, dalla trascurata sorella Via alla sua insicura amica Miranda, hanno, in realtà, un grande bisogno di amore e compiranno un percorso che li porterà a comprendere meglio se stessi e cosa vogliono dalla vita.
Ma soprattutto Wonder invita ad essere gentili e a mutare il modo di osservare le cose e le persone intorno a noi, perché solo così si può crescere, maturare e, forse, cambiare il mondo. Può sembrare retorico o buonista? E invece no, Wonder ha la capacità di mettere da parte qualsiasi intento pedagogico o moralistico, evitando di manipolare le emozioni del pubblico, che empatizza naturalmente non solo con Auggie, ma anche con gli altri personaggi del film.
Merito, non solo della accurata sceneggiatura, ma anche dello straordinario cast, a cominciare dal sempre più bravo Jacob Tremblay, già ammirato in Room; ma anche dei notevoli Julia Roberts e Owen Wilson e dei giovani Izabela Vidovic e Noah Jupe.
Roberto Puntato