Candidato a 2 Premi Oscar e vincitore per la miglior sceneggiatura non originale, è al cinema dall’8 marzo con Eagle Pictures
Tratto dal romanzo omonimo di Miriam Toews, Women Talking racconta la vera storia (accaduta in Bolivia e qui trasportata al Nord America) di una isolata comunità religiosa le cui donne vengono regolarmente sedate nel sonno e violentate dai maschi della comunità. Un giorno si riuniscono in un fienile per raccontarsi le loro vicende e soprattutto elaborare la possibilità di cambiare per sempre le loro vite.
Scritto e diretto da Sarah Polley, che si è in precedenza distinta per lavori pregevoli come Away from Her e Stories We Tell, Women Talking è un dramma femminile e femminista dall’approccio teatrale e dai temi importanti.
Al centro, un gruppo di attrici bravissime che danno voce ai tormenti dei loro personaggi, descritti con cura minuziosa, acuta e appassionata.
La presenza, violenta e disturbante degli uomini, è tutta nei racconti e nel dolore delle loro vittime, private di ogni forma di autonomia, a cominciare dalla possibilità di avere un’istruzione. Nessuno, a parte uno, interpretato da Ben Wishaw e unica presenza maschile positiva della storia, è presente in scena.
Le attrici (Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey e Frances McDormand) fanno a gara di bravura e costituiscono il vero motivo per cui vedere il film, che purtroppo soffre di un impianto e una messinscena un po’ rigidi e di alcuni passaggi troppi retorici e ruffiani.
La Polley, infatti, ci chiude per la maggior parte del tempo in un fienile con le sue protagoniste, facendoci ascoltare i loro discorsi, i loro dubbi e soprattutto i loro diversi punti di vista. Se un meccanismo di questo tipo funziona perfettamente nella messinscena teatrale, al cinema ovviamente un po’ ne risente, specie se accompagnato da una regia di stampo abbastanza classico.
Ma ciò che più stona con il contesto narrato è ascoltare discorsi forbiti e quasi da simposio filosofico da donne che non solo non sono istruite, ma non hanno mai messo piede al di fuori della loro comunità. Questo aspetto denota purtroppo un atteggiamento politically correct, che strizza l’occhio all’Oscar a scapito del realismo narrativo.
Ciò non toglie, però, valore ad un’opera preziosa nel nostro panorama attuale, vista soprattutto la scarsa presenza di film che trattino argomenti simili, seppur attualissimi e scottanti.
Ilaria Berlingeri