Presentato in Concorso a Venezia 76, il film di Ciro Guerra con Johnny Depp e Mark Rylance è tratto dall’omonimo romanzo di J.M. Coetzee e arriva in sala il 24 settembre 2020
Al suo debutto con una produzione internazionale, il regista colombiano Ciro Guerra (El abrazo de la serpiente, Oro Verde) sceglie di portare sullo schermo il romanzo Waiting for the Barbarians, capolavoro del premio Nobel J.M. Coetzee.
Presentato in Concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, il film, finanziato dall’italiana Iervolino Entertainment di Andrea Iervolino e Monika Bacardi, è una trasposizione elegante, che tocca temi importanti come le conseguenze del colonialismo, la lotta tra civiltà, la paura del diverso e il conflitto tra arcaico e moderno.
Un magistrato prossimo alla pensione (Mark Rylance) è il comandante di un avamposto ai confini dell’Impero, oltre il quale si trovano i cosiddetti “barbari”, popolazioni nomadi originarie di quelle terre desertiche. Tra le due parti vige un rapporto di cordiale indifferenza, finché un girono l’Impero non invia in quel luogo uno spietato colonnello (Johnny Depp), incaricato di scoprire se i “barbari” rappresentino una minaccia per la sicurezza dell’Impero. Il colonnello dà, così, il via ad arresti e torture che il magistrato cerca invano di fermare.
Chi siano i “barbari” del titolo lo definisce il punto di vista di chi guarda: quello di Guerra è, infatti, un viaggio potente e senza tempo alla ricerca del nemico che è dentro di noi, supportato da una regia e una fotografia sontuose e da scenari mozzafiato.
“Quando ho letto “Waiting for the Barbarians”, l’ho trovato un’allegoria molto forte del potere e di ciò di cui esso ha bisogno per controllare le persone – afferma Ciro Guerra a Venezia – La grandezza del racconto è che, pur se ambientato nel passato, parla impietosamente del mondo di oggi. Ciò che mi ha reso più orgoglioso è che Coetzee stesso abbia deciso di sceneggiare il film. Per molti versi, quest’ultimo è diverso dal romanzo, ma era importante tradirlo per portarlo efficacemente sullo schermo. Fedele è rimasto però lo spirito: i “barbari” servono a puntare il dito contro qualcuno quando vogliamo evitare di farlo contro noi stessi”.
“Tutti gli argomenti trattati nel film e nel romanzo sono potentissimi e pertinenti al mondo di oggi: c’è chi decide come il potere diventa tale e chi può andare avanti e chi no… – dice Johnny Depp, alle prese con un cattivo misurato e glaciale – Il mio personaggio è estremamente complesso e vive di conflitti interiori. Potrebbe non provare emozioni, ma anche essere un ex bambino spezzato, che ha eretto dei muri protettivi per allontanare quelle emozioni. Non a caso, indossa sempre gli occhiali, che lo nascondono, gli danno un’aria minacciosa e mettono gli altri a disagio. Forse è egli stesso una vittima, un sadico all’esterno, ma un masochista all’interno.
“Convivere con gli altri e la cosa più difficile del mondo e cercare di salvare delle vittime, come fa il mio personaggio, significa spesso vittimizzare il resto del mondo, privandolo della libertà che merita”, prosegue Mark Rylance, che regala un’interpretazione magistrale che rappresenta certamente il maggior punto di forza della pellicola.
Roberto Puntato