L’attrice Premio Oscar protagonista di un incontro ravvicinato e insignita del riconoscimento alla carriera
Due Tony, un Emmy, un Golden Globe, un Oscar. Viola Davis è un’attrice con la A maiuscola, certamente tra i nomi di punta della 14ma edizione della Festa del Cinema di Roma, che la celebra con un premio alla carriera e un incontro ravvicinato col pubblico.
L’attrice di The Help, Barriere e Le regole del delitto perfetto racconta in particolare come ancora oggi sia difficile per gli attori di colore avere il giusto riconoscimento nell’industria cinematografica.
Lei, che a due anni fu arrestata insieme a sua madre perché partecipavano a una protesta in difesa dei diritti civili: un’esperienza che le ha insegnato che la vita è una continua lotta e che per riuscire non bisogna arrendersi mai.
“August Wilson è un riferimento importantissimo non solo per me, ma per tutte le persone di colore – racconta la Davis – È infatti uno dei pochi a rappresentarci per quello che realmente siamo, senza cedere a visioni annacquate, superficiale o metaforiche. Attraverso le sue opere ci ha dato la possibilità di parlare e di esprimere il nostro punto di vista; ha avuto il coraggio di dire la verità, senza filtri. Ogni categoria professionale nella società occidentale è bianca, le strutture di potere sono bianche. La gente di colore deve accontentarsi di ciò che rimane e che è considerato adatto a lei. Io stessa, la maggior parte delle volte, ho dovuto interpretare personaggi disponibili per una come me, che non sempre rispettavano il mio potenziale. Siamo ancora ben lontani dall’uguaglianza tanto declamata, tant’è che gli attori di colore non vengono nemmeno pagati quanto quelli bianchi. Per fortuna oggi le cose stanno cambiando, ma la strada da fare è ancora lunga. Dobbiamo aspirare a un mondo senza più differenze, dove le opportunità sono le stesse per tutti”.
Viola Davis racconta anche cosa significa per lei essere un’attrice e cosa è stato fondamentale per il suo percorso professionale.
“L’immaginazione è stata la mia forza e mi ha permesso di arrivare dove sono. È qualcosa che nessuno può toglierci e che alimenta qualsiasi forma artistica. Da bambina sognavo in grande e nella mia mente non esistevano limiti. Non pensavo infatti che il colore della mia pelle potesse creare dei problemi alla mia realizzazione professionale. Oggi, a 54 anni, voglio tornare a sognare come quella bambina, cancellando ogni barriera”.
Alberto Leali