Alla giovane protagonista, la Menzione Speciale per la sua interpretazione al Bif&st 2022. In sala dal 7 aprile con Vision Distribution
Primo lungometraggio di Domenico Croce dopo la vittoria del David di Donatello con il cortometraggio Anne, Vetro, presentato alla tredicesima edizione del Bif&st, è un thriller psicologico claustrofobico, giocato sul sottile equilibrio tra ciò che è reale e ciò che invece appare reale agli occhi della protagonista.
Una ragazza “hikikomori” (nome con il quale vengono appellate quelle persone che decidono di isolarsi dalla vita sociale per lunghi periodi di tempo) vive rinchiusa in casa da anni, murata nella propria stanza in compagnia del suo cane Hiro. Suo padre non può entrare in quella camera, ma ha con lei contatti soltanto attraverso una fessura nella porta. Un giorno, osservando i vicini di casa dalla finestra, la ragazza si accorge che nell’appartamento di fronte sta succedendo qualcosa di spaventoso.
Sviluppandosi completamente all’interno di una stanza, con un impianto puramente teatrale attraverso cui il regista gioca a rivelarci, come in un’indagine, prima la routine della nostra protagonista – un’ipnotica Carolina Sala – e successivamente i cambiamenti che avvengono in lei, Vetro è un’opera inquietante ed ansiogena, in cui la tensione cresce lentamente.
Un solo ambiente, tre personaggi, una finestra che dà sul mondo esterno: la struttura dell’opera di Croce attinge a piene mani da film che hanno fatto la storia del genere, dal classico hitchcokiano “La finestra sul cortile” fino al più recente ed acclamato “Room”.
Il regista fa leva proprio su meccanismi che conosciamo alla perfezione per sorprendere lo spettatore: non sempre ci riesce, ma qualche plot twist risulta certamente efficace.
Con un design cromatico interessante, qualche scelta registica raffinata e sorretto da una giovane protagonista che si fa carico dell’intera pellicola, Vetro è sicuramente un’opera audace. Come si suol dire, buona la prima!
Federica Rizzo