Nel futuro del 28° secolo, Valerian (Dane DeHaan) e Laureline (Cara Delevingne) sono due agenti interstellari che lavorano per conto del Ministero della Difesa. Richiamati nell’ex-colonia spaziale terrestre Alpha, un caleidoscopico concentrato di tutte le culture e le specie della galassia, i due giovani hanno il compito di scortare il comandante Filitt (Clive Owen), in procinto di muovere un attacco a un misterioso e imprecisato nemico, che sta tentando di frenare il progresso di Alpha e di innescare il crollo dell’intero sistema. C’è, però, qualcosa che i due ragazzi non sanno.
Valerian e la città dei mille pianeti, il lungometraggio europeo più costoso mai prodotto, è l’adattamento del fumetto sci-fi “Valerian et Laureline” di Pierre Christin e Jean-Claude Mézièrs, cominciato nel 1967 sulle pagine della storica rivista Pilote e proseguito fino al 2010.
Luc Besson, grande ammiratore della serie, l’aveva già in parte inalveato vent’anni prima nell’estetica del suo film di successo “Il quinto elemento”; qui, però, decide di confrontarsi direttamente col suo mito, con l’evidente finalità di realizzare la sua opera magna, in cui dare sfogo a tutto il suo enorme talento tecnico e visivo.
Valerian è, infatti, uno dei film visivamente più sorprendenti visti negli ultimi anni; un imponente cinecomic, pieno zeppo di CGI, action, 3D, humor, performance capture e sequenze cartoon
Un’opera di mero intrattenimento che, tra una battuta spiritosa e una riflessione sullo sfruttamento scriteriato delle risorse naturali del pianeta o sulla difficile, ma possibile, convivenza fra popolazioni diverse, diverte e coinvolge, non risultando mai noiosa, nonostante le 2 ore e mezza di durata.
Certo, spesso viene da pensare inevitabilmente a Star Wars, Star Trek, Avatar o I Guardiani della Galassia, ma poco importa, perché lo spettacolo è assicurato e si rimane facilmente conquistati dal mondo bizzarro e psichedelico imbastito da Besson (si noti la scanzonata e delirante sequenza con la camaleontica Rihanna).
In Valerian e la città dei mille pianeti si respira, inoltre, un’aria di libertà, di nostalgia e di gioia che lo rende, diversamente dai seriosi e ben più drammatici “universe” hollywoodiani, solare, vitale, irriverente, autoironico.
Cara Delevingne, dal volto bellissimo che spacca lo schermo, attraversa, con l’aura sbarazzina e disincantata, un film leggero, coloratissimo, adorabilmente retrò e affatto pretenzioso.
Divertenti cammei per Mathieu Kassovitz, Herbie Hancock, Ethan Hawke e Rutger Hauer.
Alberto Leali