Dal 24 novembre al cinema con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection
Sète, Costa Azzurra. Il 14enne Nour è il più piccolo di 4 fratelli e deve prendersi cura della madre che è in coma da molto tempo. Influenzato proprio da lei, da sempre amante dell’Opera, il giovane sviluppa una passione per il canto lirico, attirando le attenzioni di una sua insegnante, che lo incoraggia a intraprendere la strada da professionista. Nonostante la realtà desolante che lo circonda e lo scarso appoggio dei suoi fratelli, Nour farà di tutto per riscattare la sua condizione.
È un gran bel racconto di formazione, pieno di musica e di speranza, l’esordio di Heidi Tillette de Clermont-Tonnerre, Una voce fuori dal coro.
La pellicola giusta per trasmettere, sopratutto ai più giovani, messaggi positivi come la forza di non arrendersi alle difficoltà e la possibilità di riscattare una vita segnata dal dolore.
Ovviamente la musica, come già accaduto per altri film di tematica affine, è lo strumento perfetto per coronare i propri sogni e tornare a guardare con fiducia al futuro.
Lo sguardo onesto e realistico con cui viene raccontata la realtà umana e sociale di Sète, fotografata magnificamente da Marco Graziaplena, è supportato da attori naturali e perfettamente in parte, a cominciare dall’irresistibile protagonista Maël Rouin Berrandou.
Pur nella sua non spiccata originalità, Una voce fuori dal coro è una pellicola che riesce a coinvolgere e ad emozionare, grazie alla potente semplicità di un racconto evergreen e a dei personaggi ottimamente delineati.
In più, si fa apprezzare come vivido ed efficace affresco familiare, che ha il merito di non premere mai su toni troppo drammatici, sposando piuttosto uno stile caldo e gioioso.
Freschezza, umorismo, delicatezza: sono questi, dunque, gli elementi che riscattano il film dalla convenzionalità, facendogli afferrare momenti di sincerità e autenticità.
Ilaria Berlingeri