Al cinema dal 31 marzo distribuito da Lucky Red
UNA VITA IN FUGA segna il ritorno di Sean Penn sul grande schermo nel doppio ruolo di regista e attore.
Ad affiancarlo sul set la figlia Dylan Penn, nel suo primo ruolo da protagonista.
Sulle note di una colonna sonora con canzoni originali di vari artisti tra cui Eddie Vedder (con cui Sean Penn torna a lavorare dopo Into The Wild), si consuma una vicenda familiare struggente, ispirata alla storia vera di John Vogel, il più noto falsario della storia americana.
Il film, presentato al festival del cinema di Cannes, è tratto dal romanzo biografico della figlia, Jennifer Vogel “Flim-Flam Man: The True Story of My Father’s Countrefeit Life“.
Nel cast di UNA VITA IN FUGA anche Josh Brolin, Miles Teller, Katherine Winnick e Eddie Marsan.
SINOSSI
Ispirato alla storia vera del più noto falsario della storia americana. Sean Penn è John Vogel, un padre anticonformista, emozionante e straordinario che insegna a sua figlia Jennifer a vivere una vita di rischio e avventura. È esaltante per una bambina. Crescendo, la realtà inizia a divorare l’immagine del suo eroe. Le sue storie inverosimili non tornano più, ma le conseguenze sconsiderate sì. Jennifer costruisce una vita tutta sua, lontana dalla sua infanzia instabile. Ma mentre i piani folli di John continuano ad intensificarsi, non può fare a meno di essere attratta da suo padre e dalla sua avventura più devastante.
RECENSIONE a cura di Carla Curatoli
Vita di provincia, drammi familiari, anime solitarie, smarrite e ribelli. Sono questi gli elementi che caratterizzano l’ultima fatica di Sean Penn, che con Una vita in fuga torna al cinema degli esordi, quello di Lupo solitario e 3 giorni per la verità.
Il taglio, infatti, è da indie americano – pur con qualche lirismo di troppo alla Malick – e si concentra sul rapporto tra un padre schiavo dei propri vizi ed errori e una figlia che, nonostante tutto, è legatissima a quella figura così assente, mendace e sbagliata.
In effetti, il vero punto di forza della pellicola sono proprio i due attori protagonisti: Sean Penn, che si ritaglia su misura il ruolo di un cialtrone che insegue a tutti i costi il sogno americano, per il quale sacrificherà anche il proprio ruolo di genitore, e Dylan Penn nei panni di una giovane ferita dall’infanzia, delusa dal presente e disillusa verso il futuro.
I momenti più felici di Una vita in fuga sono, infatti, quelli che vedono in scena padre e figlia e che mettono in luce la forza e le contraddizioni del loro rapporto.
La bellissima ma ingombrante colonna sonora accompagna un’opera che avrebbe meritato una scrittura più accurata e un disegno dei personaggi più incisivo, ma che nonostante tutto riesce ad emozionare grazie alle belle prove dei suo protagonisti.
Certo, il film non sfugge alla retorica, ai luoghi comuni e ad una certa estetica patinata, così come non aggiunge nulla di nuovo a un sottogenere del cinema americano ormai ampiamente codificato. Eppure, non si può che provare affetto per un’opera che racconta l’amore, imperfetto ma imprescindibile, tra un padre e una figlia.
L’amore con cui Sean Penn osserva la sua Dylan, ponendola continuamente al centro della scena e seguendola insistentemente con la cinepresa. Il suo regalo per lei è un film costruito ad hoc per dimostrarne le doti, per farla amare al pubblico e lanciarla nell’Olimpo delle star.