Prodotto da Matteo Rovere per Groenlandia con Rai Cinema, arriva al cinema dal 16 maggio con 01 Distribution
Leonado D’Agostini, regista che avevamo particolarmente apprezzato per la freschezza del suo esordio Il Campione, cambia decisamente genere, affrontando stavolta una drammatica vicenda di violenza domestica.
Una storia nera è tratto dal romanzo omonimo di Antonella Lattanzi, che firma la sceneggiatura insieme al regista e a Ludovica Rampoldi.
Una donna, Carla, che ha il volto di Laetitia Casta, dopo anni di violenze subite, uccide l’ex marito (Giordano De Plano); sta al pubblico, però, capire se l’ha fatto per legittima difesa oppure no.
Il rimando viene facile al recente ed acclamato Anatomia di una caduta, ma pur essendo lontani anni luce negli esiti, i due film condividono la scelta di mescolare thriller e dramma giudiziario, ma altresì quella di analizzare dall’interno i rapporti fra i membri di una famiglia segnata dal trauma.
Purtroppo D’Agostini non gestisce sempre efficacemente i meccanismi del noir, disegnando con poche sfumature i personaggi e le loro relazioni e puntando spesso all’eccesso.
Ciò nonostante, Una storia nera è un film indubbiamente coinvolgente e ben interpretato da tutti i suoi attori: da Laetitia Casta, che ben comunica il dolore di chi ha subito per anni un abuso coniugale, a Giordano De Plano, nei panni dell’ex marito aguzzino, ma soprattutto dal sempre notevole Andrea Carpenzano, nel ruolo del figlio Nicola, che fin da bambino ha dovuto assistere alla violenza che si consumava in casa sua, facendosi presto carico di oneri ben più larghi delle sue spalle.
È proprio attraverso Nicola, ma anche tramite la sua interazione con la sorella minore interpretata da Lea Gavino, che il film racconta le conseguenze di una violenza domestica anche su chi è costretto ad assistervi, subendola passivamente e perfino plasmandosi ad essa.
Più che per il risultato complessivo, Una storia nera soddisfa per l’elegante confezione, per la tesissima fase processuale (c’è anche la bravissima Cristiana Dell’Anna nei panni della PM) e per il colpo di coda finale.
Si rivela, infatti, un prodotto derivativo, ma tutto sommato non banale nel panorama italiano.
Carla Curatoli