Settembre 1973. L’Uruguay è sotto il controllo di una dittatura militare. Il movimento di guerriglia dei Tupamaros è stato schiacciato da un anno e i suoi membri sono stati arrestati e torturati. Nove prigionieri Tupamaro vengono portati via dalle loro celle nell’ambito di un’operazione militare segreta che durerà ben 12 anni. Seguiamo le vicende di tre di loro, Rosco, Ñato e José Mujica, spostati in diverse caserme sparse nel Paese e sottoposti a un macabro esperimento: una nuova forma di tortura finalizzata ad abbattere le loro capacità di resistenza psicologica.
Una notte di 12 anni racconta uno degli episodi più misconosciuti e sconvolgenti della storia delle dittature sudamericane, conducendoci in un inferno di celle fredde e fatiscenti, in cui si susseguono le giornate di tre prigionieri sottoposti a una serie di disumani esperimenti.
In balia del nulla, privati di cibo, immagini e parole, i protagonisti hanno solo gli ideali politici e il ricordo degli affetti a sostenerli in questa discesa nell’oscurità, in cui la violazione di ogni principio umano non abbatte, però, la loro forza e determinazione. E’ la speranza nella libertà e nella vita che li aiuta, infatti, a sopportare ogni tipo di angheria e sopraffazione, fino al momento in cui la restituita democrazia al Paese non darà finalmente il via alla loro rinascita.
Il regista uruguaiano Álvaro Brechner rende alla perfezione il clima claustrofobico e crudele che avvolge i tre protagonisti, José Mujica, ex presidente dell’Uruguay, Eleuterio Fernández Huidobro, ex ministro della Difesa, e il giornalista e scrittore Mauricio Rosencof, percepibile dallo spettatore sia a livello fisico che psicologico.
Una notte di 12 anni racconta senza sconti, ma non privo di momenti ironici, l’orrore della prigionia, scandagliando al contempo l’animo dei bravissimi protagonisti Chino Darín, Alfonso Tort e Antonio de la Torre.
L’ottima sceneggiatura, che spezza la linearità narrativa con efficaci flashback, e la sapiente regia, che alterna camera a spalla e inquadrature statiche, rendono, inoltre, il film un ottimo esempio di cinema civile, che ha, però, il ritmo e la tensione narrativa di quei prison movie anni ’70 (Papillon, Fuga da Alcatraz) che attiravano in sala il pubblico più variegato e numeroso.
Un cinema di denuncia a qualsiasi sistema di oppressione, abile nel mescolare luce e oscurità, rumore e silenzio, realismo ed espressionismo. Un’opera potente e necessaria, che appassiona, brucia, fa riflettere. Presentato in anteprima mondiale nella sezione Orizzonti della 75a Mostra del cinema di Venezia, Una notte di 12 anni sarà al cinema dal 10 gennaio distribuito da Movies Inspired.
Alberto Leali