Napoli. A casa Parascandolo fervono i preparativi per la mega festa di 18 anni di Mirea, figlia di Gennaro, geometra e piccolo imprenditore edile, e Teresa, la sua ambiziosa moglie, che non ha badato a spese. Tutto è pronto e sfarzoso, ma un’inattesa notizia giunge all’improvviso dal piano di sotto: l’anziano Don Giovanni Scamardella pare abbia deciso di morire proprio il giorno della festa e sua figlia Lucia è assalita dalla disperazione. Cosa fare? Toccherò a Gennaro risolvere la situazione. Ma i colpi di scena non mancheranno.
Una festa esagerata, grande successo teatrale di Vincenzo Salemme, diventa un film e, fortunatamente, il passaggio dal palcoscenico al grande schermo non gli nuoce.
Scritto da Salemme con Enrico Vanzina, il film si rivela una commedia divertente e scoppiettante, che mescola abilmente farsa e amarezza, secondo il più classico schema della commedia all’italiana. Al centro, vi pone un “eroe” piccolo e spaesato, onesto e perbene, travolto dal malcostume, dall’ignoranza e dalla volgarità di chi lo circonda.
Eccetto Gennaro, infatti, non c’è nessun personaggio positivo in Una festa esagerata: quella messa in scena è una galleria di mostri quotidiani, che sembra aver perso qualsiasi forma di etica e morale, ma in cui non è certo difficile riconoscersi. E gli strali di Salemme non risparmiano nemmeno le nuove generazioni, che anzi promettono ancor peggio delle vecchie.
Così, tra i forsennati preparativi di una festa kitsch e faraonica e la morte dell’inquilino del piano di sotto, che sembra però rimettere in moto i bollori della figlia zitella, si succedono nevrosi, invidie, frustrazioni, battibecchi, equivoci linguistici… E soprattutto non pochi colpi di scena, come dimostra il cattivissimo ma liberatorio finale, che fa parecchio riflettere sull’animo umano e le sue contraddizioni.
Insomma, uno dei testi più interessanti scritti da Salemme diventa un film dal ritmo scorrevole, che mantiene la sua anima teatrale, senza che questa ne infici la fruizione cinematografica. Il merito, oltre che alla scrittura, va soprattutto ad un cast di attori perfetti (e molti diversi da quelli della commedia teatrale), in grado di tirar fuori il meglio dai loro gustosi personaggi.
Salemme, peraltro, approfondisce ed aggiunge alcuni caratteri rispetto alla commedia portata sul palcoscenico, dimostrandosi particolarmente abile nel dosare sagacia e colore popolare.
Alberto Leali