In una notte d’inverno, per le strade deserte di una cittadina di mare, si incontrano una ragazza in fuga e una donna in automobile che le offre soccorso. Le due estranee hanno in realtà qualcosa in comune che verrà fuori dopo un lungo confronto.
Segreti, paure, bugie: è attorno a questi tre classici elementi che ruota la bella opera prima di Manfredi Lucibello prodotta dai Manetti Bros., sempre disponibili a sovvenzionare lavori che percorrano strade poco battute dal cinema nostrano.
Tutte le mie notti è un raffinato thriller psicologico che può contare sulle intense interpretazioni delle sue protagoniste, Barbora Bobulova e Benedetta Porcaroli, e sulla convincente dinamica emotiva che si crea fra i loro personaggi.
Chiuse in un ambiente elegantemente claustrofobico, Veronica e Sara sono personaggi credibili perché sotto le corazze che si sono costruite si percepisce la loro vulnerabilità e il loro smarrimento: ognuna di loro nasconde una verità indicibile, che viene spesso menzionata o evocata, ma mai mostrata.
Tra le due il confronto si farà via via più serrato, generando nello spettatore un’attenzione costante verso le loro vicende che gradualmente prendono forma sullo schermo. Lucibello dipinge il ritratto di due femminilità lontane, forse opposte, che incrociano i loro cammini e si trovano a condividere un viaggio interiore che lascerà segni profondi.
Uno dei pregi più evidenti di Tutte le mie notti è, infatti, quello di basarsi su un intreccio narrativo privo di orpelli così come di cali di tensione, capace di modificare costantemente le convinzioni del pubblico e di regalare efficaci colpi di scena.
Benedetta Porcaroli è brava nel far emergere luci ed ombre di una baby prostituta (ruolo ricoperto anche nella serie Netflix Baby), che porta sulle spalle il peso del rimorso e della vergogna.
Barbora Bobulova porta sullo schermo le insicurezze di una donna (un avvocato) che ha sempre anteposto l’altro (un uomo e suo unico cliente) a se stessa finendo per diventare come lui la voleva; l’incontro con Sara farà crollare tutte le sue certezze.
Accanto a loro, ora antagoniste, ora complici, una figura maschile che le riguarda entrambe: meschino e disperato, l’imprenditore in crisi di Alessio Boni convince per trattenuta tensione.
L’abile sceneggiatura, ben articolata tra ellissi narrative e analisi psicologica dei personaggi, racconta l’umana solitudine, riuscendo ad evitare le trappole del già visto. Il resto lo fanno l’appeal delle atmosfere, la ricercatezza visiva e dialettica, l’elegante fotografia e l’abile regia. Tutte le mie notti sarà al cinema dal 28 marzo con 102 Distribution.
Roberto Puntato