Al cinema dal 19 dicembre distribuito da Academy Two
Il capriccioso Takano (Fuji Tatsuya) prepara da decenni il suo apprezzatissimo tofu in un piccolo distretto di Hiroshima, con l’aiuto della paziente figlia Haru (Aso Kumiko), non più nel fiore degli anni. Quando l’angina, aggravata dal rischio di un aneurisma, spinge Takano a riflettere su una possibile fine imminente, il pensiero dell’uomo va subito alla figlia, divorziata ormai da anni e alla chance che potrebbe avere di risposarsi.
Con un occhio al cinema “delle piccole cose” di Ozu, Mitsuhiro Mihara ci regala una piacevole commedia umana, capace gradualmente di emozionare e scaldare il cuore.
Tofu in Japan è un piccolo film che racconta, con grazia e misura, i legami familiari, il lavoro che diventa ragione di vita, la forza di realizzarsi grazie al proprio talento, il sacrificio dei propri cari e al contempo la volontà di riparare ai propri errori.
Mescola, così, i conflitti interiori e i momenti di tenerezza, i tempi della comicità con quelli del dramma e della quotidianità. E in tal modo, rende i personaggi nitidi ed empatici fin dal primo momento, oltre che credibili nella loro evoluzione emotiva.
Così, ben dipinge il rapporto, intimo e silenzioso, fra il patriarca testardo e scorbutico, ma al contempo onesto e puro nei sentimenti, e la sua fedele e instancabile figlia, chiaramente esemplato sul modello dei classici di Ozu. Ma altresì quello che si instaura tra Takano e Fumie, una signora incontrata in ospedale, anche lei con qualche problema di salute e segnata dalla tragica eredità della bomba atomica sganciata a Hiroshima.
Un classico feel good movie, non certo originale ma assolutamente ben fatto, tutto giocato sui piccoli gesti e sulla bellezza del quotidiano. Uno schema narrativo altamente codificato, così come la sua messa in scena, che si inserisce nei canoni di molto cinema giapponese popolare nel senso migliore del termine.
Ottima risulta, inoltre, la regia quando si insinua con abilità all’interno della bottega di Takano, osservando con circospezione documentaria la sua sapienza artigianale nella preparazione del tofu.
Un’opera delicata, sensibile, non esente dal sentimentalismo, ma preziosamente minuziosa nella costruzione introspettiva dei personaggi.
Paola Canali