Da Natalia Ginzburg, una riflessione ironica sulla vita, l’amore e la società degli anni ’60 con la regia di Emilio Russo
Dal 25 al 30 marzo, il Teatro Quirino di Roma ospiterà la commedia Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg, una delle sue prime incursioni nel mondo del teatro, a distanza di tre anni dal suo trionfo con Lessico Famigliare. Lo spettacolo, messo in scena dalla Compagnia Molière e realizzato da Tieffe Teatro Milano, vede la partecipazione di un cast eccezionale, con Giampiero Ingrassia e Marianella Bargilli, affiancati da Lucia Vasini, Claudia Donadoni e Viola Lucio.
La commedia, scritta nel 1965, affronta tematiche universali come l’amore, le relazioni familiari, e le difficoltà esistenziali, in uno scenario che appare semplice, ma che si rivela profondo e stratificato. Al centro della storia ci sono Giuliana e Pietro, una giovane coppia che si è appena sposata, ma che fatica a trovare quella “allegria” che dovrebbe caratterizzare il loro matrimonio. Attraverso una serie di dialoghi vivaci e riflessivi, Ginzburg esplora le difficoltà della vita coniugale, mettendo in scena una realtà dove le emozioni, più che dichiarate, sono sottilmente insinuate, in perfetto stile che richiama il distacco emotivo di Cechov, uno degli autori preferiti dalla scrittrice.
Ti ho sposato per allegria è una commedia che non si sofferma sulle convenzioni del teatro leggero. Non c’è un intreccio complesso, né battute particolarmente argute, ma una narrazione fluida che si concentra sull’interazione tra i personaggi, che si rivelano più che mai realistici nella loro imperfezione. Giuliana, una ragazza “randagia” e Pietro, un uomo che lotta tra l’anticonformismo e la gabbia borghese, sono protagonisti di un matrimonio che sembra destinato a una lotta contro i vincoli familiari e sociali. La grande forza del testo sta proprio nella sua sincerità brutale, che spinge i protagonisti a domandarsi, sin dalla prima settimana di matrimonio: “Perché ci siamo sposati?”
La Ginzburg, da intellettuale militante e femminista, scrive questa commedia in un periodo di profondi cambiamenti sociali, in cui temi come l’aborto, il divorzio e la libertà sessuale stavano per emergere nella discussione pubblica. Eppure, lo fa con leggerezza e ironia, sfidando i tabù dell’epoca e facendo intravedere, con una penna acuta e mai retorica, un futuro in cui queste conquiste saranno inevitabili. Come ha affermato lo stesso regista Emilio Russo, è fondamentale non “modernizzare” il testo, ma collocarlo nel suo contesto storico e culturale degli anni ’60, un’epoca lontana ma al contempo vicina, che permette di far risuonare le parole e le situazioni in modo potente anche per il pubblico contemporaneo.
In questa produzione, la regia di Emilio Russo ha saputo cogliere l’essenza di un testo che non è solo comico, ma che sa intrecciare disincanto e tenerezza, nostalgia e rabbia. Il tutto attraverso personaggi che, pur nella loro assurdità, risultano estremamente concreti e riconoscibili: un poeta maledetto, una zitella dal naso arricciato, una donna disinibita e una zia bigotta, tutti tratti con una delicatezza che sfiora il tragico e il comico in egual misura.
Ti ho sposato per allegria è un’opera che non solo racconta un mondo e un’epoca, ma invita anche a riflettere sul nostro presente. Un viaggio attraverso il tempo e le emozioni che merita di essere vissuto sul palco del Teatro Quirino.
Roberto Puntato