La giovane Thelma si trasferisce a Oslo per studiare presso la facoltà di biologia. Timida e vissuta fino ad allora sotto il controllo dei cattolicissimi genitori, la ragazza è vittima di un improvviso attacco epilettico e viene soccorsa dalla coetanea Anja, con la quale instaurerà un profondo rapporto di amicizia che si trasformerà ben presto in amore. Questo legame va subito a scontrarsi con i rigidi valori con cui è cresciuta Thelma e che la ragazza fa di tutto per reprimere; comincia, così, a manifestare inquietanti poteri soprannaturali, che potrebbero essere collegati al suo passato.
Joachim Trier, già autore dell’interessante Segreti di Famiglia, ci regala uno dei film più belli e originali visti negli ultimi anni: il suo Thelma è un’opera potente e inclassificabile, che mescola sapientemente thriller e orrore, racconto psicologico e coming-of-age, intimismo e paranormale, melodramma ed erotismo.
Una sconvolgente e seducente indagine sul sentire di una giovane donna, di cui viene svelata gradualmente l’interiorità, attraverso significativi frammenti di quotidianità e inquietanti segnali dal mondo, che condurranno lo spettatore, di pari passo con la protagonista, alla scoperta di un doloroso segreto risalente al suo passato.
Trier muove le fila di una vicenda introspettiva e ricca di sfumature, che ha la capacità di immergerci nella spirale di angoscia e tormento di Thelma, toccando corde emotive profonde e non perdendo mai un solo briciolo di tensione.
Tra cinema d’autore e cinema di genere, Thelma alterna la forza evocativa di un capolavoro di Bergman all’inquietudine malata di uno di De Palma (Carrie, su tutti), la bianca e silente freddezza dei paesaggi norvegesi all’impetuoso calore erotico fra due adolescenti. Attrazione e repulsione, religione e peccato, amore e paura, carne e spirito, colpa e redenzione convivono insieme in un’opera che ha nel non detto e nell’ambiguità del gesto la sua forza dirompente.
L’ispirata regia di Trier, coadiuvata dalla suggestiva fotografia in CinemaScope di Jakob Ihre, si muove sinuosamente tra passato e presente, tra ampie panoramiche e lente zoomate, tra le architetture minacciose e la natura parlante; l’avvolgente colonna sonora e gli efficaci e mai invasivi effetti speciali sono, inoltre, perfettamente funzionali all’ottima sceneggiatura firmata dal regista e dal fido Eskil Vogt.
Al centro di questo perturbante e sorprendente cammino di liberazione e rinascita, c’è il talento straordinario di Eili Harboe, che rende la sua Thelma un personaggio davvero difficile da dimenticare.
In sintesi, un capolavoro che vi si avvinghierà come un serpente alla sua preda (la metafora non è casuale) e che vi mollerà solo quando si saranno riaccese le luci.
Alberto Leali