Candidato a 3 Premi Oscar e vincitore per il miglior attore protagonista e per il miglior trucco, è al cinema dal 23 febbraio 2023 con I Wonder Pictures
The Whale è il nuovo, emozionante film di Darren Aronofsky.
La pellicola ha conseguito un notevole successo di pubblico e altrettanti consensi e riconoscimenti da parte della critica. Ha ottenuto, infatti, 3 candidature agli Oscar 2023, conquistando la statuetta per il migliore attore protagonista a Brendan Fraser e per il miglior trucco.
Ha inoltre ottenuto 1 candidatura ai Golden Globe per il suo protagonista, mentre ha vinto, sempre per Fraser, il Critic’s Choice Award.
In The Whale, il premio Oscar Brendan Fraser offre una straordinaria performance nel ruolo di Charlie, un insegnante di inglese che soffre di obesità grave e che deve confrontarsi con i propri fantasmi e un amore mai rivelato che lo tormentano da anni, nonché con un rapporto irrisolto con la figlia adolescente (Sadie Sink, la protagonista della serie culto Stranger Things), per un’ultima possibilità di redenzione.
Nel cast anche Hong Chau, Ty Simpkins e Samantha Morton.
Recensione a cura di Maria Grande
Un uomo che attraverso il cibo si costruisce una fortezza che lo protegga dal dolore e dai sensi di colpa. Un uomo che si nutre costantemente e ossessivamente del ricordo, alimentando così la sua malinconia.
Sudato, affaticato, desideroso di un gesto d’affetto, Charlie è un essere dal cuore fragile, che si mostra al pubblico in tutta la sua struggente umanità. È lui il protagonista dell’ultimo film di Darren Aronofsky che, con un notevole scarto dalle opere precedenti, ci regala il toccante ritratto di un uomo bloccato nel rimorso, che però spera ancora in una possibilità di redenzione.
Realizza, così, il suo film più bello, sobrio e commovente, servendosi di un Brendan Fraser sbalorditivo, capace di schiacciare l’anima dello spettatore anche solo con lo sguardo.
Il film è un claustrofobico dramma da camera che ci trasmette con chiarezza lo stato emotivo del suo protagonista, il cui corpo diventa centro del racconto nonché lucida metafora della sua esistenza.
Perfettamente funzionale, in tal senso, è la scelta di girare la pellicola in 4:3, utilizzando un unico set che ingabbi personaggi e situazioni, ponendo costantemente la macchina da presa a breve distanza da Charlie e cogliendone, così, ogni emozione.
La sceneggiatura è abile nel tenersi lontana da retorica e pietismo, ricercando l’emozione nella sincerità del racconto piuttosto che indugiare gratuitamente sulla sofferenza; la regia di Aronofsky, al contempo, è statica quanto il suo protagonista e non eccede mai in virtuosismi.
Ma The Whale è anche un intenso viaggio a tappe tra consapevolezza, rimpianti e sensi di colpa, che lascia spazio anche a temi ricorrenti del cinema di Aronofsky, come il rapporto con la spiritualità e la religione.
Nell’atto finale, forse, l’armonia si perde un po’, anche se la spinta emotiva si fa più forte; ciò non toglie che si tratti di una delle sintesi più equilibrate e riuscite del cinema di Aronofsky, che riesce, con grande empatia, a raccontare la complessità e l’imprevedibilità dei rapporti umani.