Con protagonista uno straordinario John Gorick nei panni dello scrittore e drammaturgo irlandese, lo spettacolo racconta con grande accuratezza il dramma della sua caduta
Dopo aver registrato il tutto esaurito nel West End di Londra, The Trials of Oscar Wilde è approdato per la prima volta in Italia, con due sole rappresentazioni all’OFF/OFF Theatre di Roma, il 28 e 29 gennaio 2025. Lo spettacolo, scritto da Merlin Holland, nipote di Wilde, insieme a John O’Connor (che ne cura anche la regia), porta in scena uno dei momenti più drammatici della storia letteraria e culturale: la caduta in disgrazia del celebre scrittore irlandese.
Lo spettacolo si avvale del cast originale della produzione londinese, con attori del calibro di John Gorick e Rupert Mason, noti per le loro interpretazioni al cinema, in televisione, nella Royal Shakespeare Company e nei principali teatri del West End.
Dall’apice del successo alla rovina
Il 14 febbraio 1895 Oscar Wilde celebrava il trionfo di The Importance of Being Ernest, uno dei suoi capolavori teatrali. Meno di cento giorni dopo, si ritrovò in prigione, condannato a due anni di lavori forzati. Ma cosa accadde durante il processo? Wilde fu vittima di un sistema ingiusto o la sua superbia lo portò alla rovina?
Attraverso un’accurata ricostruzione basata sulle trascrizioni originali dei processi del 1895, lo spettacolo porta il pubblico nell’aula di tribunale, permettendo di ascoltare le stesse parole pronunciate da Wilde. Un viaggio nel cuore di un genio controverso, che da scrittore acclamato si ritrovò progressivamente privato di tutto, fino a diventare “un uomo di nessuna importanza”.
“Io sono uno di quelli che sono fatti per le eccezioni, non per le leggi” – Oscar Wilde
La controversia e il dramma giudiziario
Il dramma ha inizio quando Wilde intenta causa per diffamazione contro il Marchese di Queensberry, padre del suo giovane amante Lord Alfred Douglas. Il marchese aveva lasciato un biglietto al club di Wilde con la scritta: “To Mr Oscar Wilde, posing as a ‘somdomite’ (sic)”, un insulto che, nel rigido contesto vittoriano, si traduceva in un’accusa devastante.
Quello che poteva essere un semplice atto di diffamazione si trasformò presto in un’arma contro lo stesso Wilde. Gli avvocati del marchese portarono alla luce lettere compromettenti e testimonianze sulle sue relazioni con giovani uomini, trasformando il processo in una gogna pubblica. Wilde, con la sua proverbiale arguzia e il suo spirito brillante, cercò di difendersi, ma la sua arroganza e il rifiuto di abbandonare la causa lo condannarono.
Le discussioni in tribunale svelano non solo il pregiudizio dell’epoca contro l’omosessualità, ma anche un classismo feroce: più che la sua vita privata, ciò che scandalizzava i giudici era il fatto che Wilde frequentasse uomini di classe inferiore. Il processo diventa così uno specchio della società vittoriana, dove il vero scandalo non era tanto “l’amore che non osa dire il suo nome”, quanto l’idea che un aristocratico potesse intrattenere rapporti con un proletario.
La messinscena: una ricostruzione immersiva
L’impianto scenografico e registico di The Trials of Oscar Wilde è semplice ma straordinariamente efficace, in grado di trasportare il pubblico nell’atmosfera cupa e formale di un’aula di tribunale vittoriana. Il palcoscenico è essenziale, con pochi elementi simbolici: una scrivania, una sedia e documenti che suggeriscono i momenti chiave del processo.
La regia di John O’Connor si concentra sull’intensità della parola, facendo emergere tutta la forza dei dialoghi e delle testimonianze, riportate fedelmente dai verbali originali del 1895. Questo approccio minimalista permette agli attori di dominare la scena con le loro interpretazioni, senza distrazioni superflue, creando un’atmosfera intima e coinvolgente che tiene gli spettatori col fiato sospeso.
Le luci giocano un ruolo cruciale, passando da toni freddi e spietati, che evocano la rigidità e la severità del tribunale, a sfumature più calde e drammatiche nei momenti di maggiore intensità emotiva.
Un’interpretazione magistrale
A rendere ancora più intensa e coinvolgente questa narrazione è la straordinaria interpretazione di John Gorick, che incarna Oscar Wilde con una profondità e una sensibilità fuori dal comune. La sua performance riesce a restituire tutte le sfaccettature del personaggio: il Wilde brillante e affascinante, capace di incantare con la sua dialettica fulminante, ma anche l’uomo fragile, colpito dall’umiliazione e dal dolore della sconfitta.
Gorick non si limita a imitare Wilde, ma lo vive sulla scena, rendendo palpabile il suo carisma così come la sua disperazione. La sua voce, il suo portamento e la sua mimica restituiscono perfettamente il contrasto tra la maschera pubblica dello scrittore e il dramma interiore di un uomo che si rende conto troppo tardi di aver giocato una partita impossibile da vincere. Un’interpretazione intensa, misurata e profondamente toccante, capace di conquistare il pubblico dall’inizio alla fine.
Un’eredità immortale
A più di cento anni dalla sua morte, il fascino di Oscar Wilde rimane intatto. L’interesse per la sua vita e le sue opere non accenna a diminuire: persino recentemente il Guardian ha pubblicato un’inedita fotografia emersa dagli archivi del carcere di Reading, che suggerisce l’identità di un possibile amante di Wilde durante la prigionia.
L’arrivo di The Trials of Oscar Wilde a Roma è stato, quindi, un’occasione imperdibile per rivivere uno dei momenti più drammatici della storia letteraria, in uno spettacolo che mescola rigore storico, ironia e commozione. Roma, che Wilde descrisse come “l’unica città dell’anima”, si rivela, dunque, il palcoscenico perfetto per questo tributo a un uomo che, nonostante la tragedia della sua esistenza, ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura mondiale.
Alberto Leali