Cecoslovacchia, anni Ottanta. Il primo giorno di scuola, Maria Drazdèchovà, insegnante di un liceo di periferia di Bratislava, apparentemente empatica e gentile, chiede a tutti i suoi allievi che mestiere fanno i loro genitori. Il fine è approfittare della sua posizione per ottenere favori personali. Saranno guai per coloro che non stanno al suo gioco.
E’ un piccolo gioiello The Teacher del regista ceco Jan Hrebeik, in coppia ancora una volta col fido sceneggiatore Petr Jarchovsky, che trae ispirazione da una storia vera, per raccontare una parabola sul potere, tragica ma venata di irresistibile ironia. Una vicenda ambientata nel periodo precedente alla caduta del muro di Berlino, che però assume caratteri squisitamente universali, a dimostrazione che, in fondo, la natura umana non cambia (chi di noi, infatti, non ha incontrato nel proprio percorso scolastico un’insegnante come Maria?).
Il microcosmo scolastico col suo sistema di scambio di favori tra insegnante, con ottimi legami con le alte sfere del partito comunista, e genitori degli alunni, è reso alla perfezione, denunciando, con i toni sinuosi della satira, una concezione del potere fondata sul do ut des, una falsa meritocrazia che nasconde in realtà solo bieco opportunismo.
Notevole anche la costruzione non lineare di The Teacher, che parte dalla riunione tra docenti e genitori in cui viene messa sotto accusa la Drazdechová, i cui sistemi sono presentati in montaggio alternato con la discussione, la cui posta in gioco è l’espulsione della donna dall’istituto.
Bravissima la protagonista Zuzana Mauréry, premiata al festival di Karlovy Vary, ma perfettamente in parte anche tutto il resto del cast, capace di trasmettere una sincera emotività.
I temi di The teacher (educazione, figli, rispetto della dignità umana, coraggio di opporsi alle ingiustizie) sono attualissimi e di grande spessore e Hrebeik ha il merito di trattarli con la giusta sensibilità e con il giusto rigore.
Un film avvincente, prezioso, che lascia il segno.
Alberto Leali