Al cinema dal 20 marzo con Eagle Pictures. Nel cast Theo James e Elijah Wood
Dal racconto di Stephen King, contenuto nella storica raccolta Scheletri, The Monkey di Oz Perkins è un film che mescola horror e umorismo grottesco, bilanciando il terrore con elementi comici. La trama si sviluppa in due parti: i gemelli Hal e Bill, da bambini, scoprono che una scimmia giocattolo maledetta provoca una morte ogni volta che batte il suo tamburo. Dopo averla gettata in un pozzo, Hal adulto vede riemergere l’oggetto maledetto, che ricomincia a seminare morte intorno a lui e a suo figlio Petey. Determinato a fermarla, Hal si trova a combattere contro il destino e l’inevitabilità della maledizione.
Dopo Longlegs, Perkins ritorna al cinema con un film che gioca fin da subito con il genere, introducendo il tono grottesco con una scena iniziale in cui un uomo distrugge la scimmia maledetta con un lanciafiamme. Questo atto inusuale annuncia il tono surreale e l’atmosfera stravagante, dove la violenza è trattata in modo ludico e sopra le righe. La regia di Perkins alterna inquadrature inquietanti della scimmia, spesso enfatizzando gli occhi e i ghigni, con momenti più leggeri che smorzano l’intensità dell’horror.
I personaggi secondari, dai comportamenti bizzarri e dai dialoghi assurdi, contribuiscono al tono comico del film (vedasi la gustosa figura del prete che non esita a fare battute macabre durante un funerale). In altre scene, invece, Perkins manipola le aspettative dello spettatore, giocando con i codici del genere in modo ironico e sorprendente. Un esempio evidente è la morte dello zio del protagonista: la regia costruisce la tensione per una scena violenta che però non viene mai mostrata, preferendo concentrarsi sul suo funerale.
Il film si sviluppa attraverso una sequenza di morti che ripetono lo stesso schema, alimentando una sorta di spirale di violenza e comicità. Ogni morte è più inventiva della precedente, e il film, pur mantenendo un costante crescendo splatter, riesce a mantenere una certa leggerezza anche grazie alla sua natura grottesca e assurda. In tal senso, The Monkey si inserisce in una tradizione simile a quella di Final Destination, ma con un approccio ancora più esagerato e ironico.
Un aspetto interessante del film è la sua ambiguità temporale. Pur ambientato tra il 1999 e il 2024, il mondo che crea Perkins sembra fuori dal tempo, mescolando riferimenti agli anni ’50 con un’estetica che richiama gli anni ’80. Questo distacco dalle coordinate storiche conferisce al film un’atmosfera onirica e surreale, che sfida ogni logica cronologica.
Nonostante la leggerezza e il tono comico, il film nasconde una riflessione più profonda. Un discorso della madre dei gemelli, che affronta la morte con fatalismo e rassegnazione, si fa portavoce di un tema centrale: l’inevitabilità della morte. Hal, adulto, si ritrova a lottare contro il male che non può sfuggire, ma è costretto a proteggere suo figlio, accettando che la morte farà parte della loro vita. Nonostante la violenza e il caos, il messaggio del film è che, di fronte all’inevitabilità, bisogna continuare a vivere con leggerezza e coraggio.
The Monkey emerge, quindi, come un film che gioca con i confini tra il comico e l’horror, divertendo con la sua esagerazione e provocando una riflessione più profonda sulla vita, la morte e la protezione familiare. Un promettente piccolo cult.
Giancarlo Giove