È un film intimo e delicato ‘The habit of beauty’, prima opera di fiction di Mirko Pincelli, che affronta con profondità e sensibilità il dramma della perdita e la necessità di ricominciare, riabbracciando la vita e gli affetti. Sfruttando la bravura di Vincenzo Amato, che interpreta con grande intensità il protagonista Ernesto, e di una dolente Francesca Neri, nel ruolo di Elena, Pincelli scandaglia l’anima di due esseri che, dietro l’ossessione per la carriera e il successo, nascondono una fragilità che si alimenta di mancanze, sacrifici, incomprensione, freddezza. Il regista esplora con grazia i sentimenti più profondi di personaggi diversissimi per bisogni e aspirazioni, ma che hanno, in realtà, tutti la stessa necessità di calore umano e di sentirsi parte di una famiglia. Li seguiamo passo passo nel loro difficile percorso di comprensione di sé e degli altri, nel loro prendere coscienza che bisogna cogliere la bellezza della vita anche in ciò che sembra più scontato o lontano da noi. Un film doloroso, ma mai ricattatorio o sentimentale, con tre personaggi (oltre ai protagonisti succitati, c’è il giovane Ian di Nico Mirallegro) in un momento di delicata transizione, che può portarli, dopo tanta sofferenza, a una salvezza. Tre personaggi disorientati in un Paese moderno ma respingente; una regia matura, raffinata nei movimenti di macchina e attenta ai dettagli, perfetta nel sottolineare i contrasti di una Londra affatto stereotipata, ma perfettamente funzionale al narrato. Qualche buco di sceneggiatura e un disequilibrio fra la parte italiana girata in Trentino (molto riuscita) e la parte londinese (più incerta), nulla tolgono a un lavoro coraggioso e interessante, che si distingue dalla massa e regala emozioni arrivando al cuore.
Alberto Leali