In scena dal 17 al 29 maggio
Il capolavoro di Bernard-Marie Koltès, Nella solitudine dei campi di cotone, rivive sospeso in uno spazio-tempo indefinito per la regia di Andrea De Rosa, che porta sul palco dell’India dal 17 al 29 maggio lo scambio misterioso tra un venditore e un cliente, trasferendolo in un teatro disabitato.
L’inquietante partitura del drammaturgo francese è reimmaginata come rappresentazione allegorica del teatro stesso, per diventare una riflessione più ampia sul mondo dell’arte attraverso due interpreti d’eccezione, entrambi premi Ubu Federica Rosellini e Lino Musella, accompagnati dalle Variazioni Goldberg di Bach suonate da Glenn Gould, una produzione della Compagnia Umberto Orsini.
Lo spazio dell’azione si tramuta nella visione del regista in un teatro vuoto in cui due individui si incontrano: il Dealer (il Venditore) e il Cliente, quest’ultimo interessato all’affare senza mai rivelare l’oggetto né la ragione della transazione.
Un pretesto enigmatico per un mercato misterioso condotto nella notte, fra ellissi e allusioni, che Andrea De Rosa – direttore del TPE e Premio Hystrio 2021 alla regia – rimanda metaforicamente al teatro, dove il personaggio del venditore è in realtà un’attrice dimenticata su un palcoscenico e il cliente un uomo che viene da fuori; mentre suppone, in una combinazione di provocazione e creatività, che la merce intorno alla quale si conduce l’oscura trattativa all’interno di una sala teatrale vuota sia il teatro stesso.
«Ho riletto La solitudine di Koltès durante il primo lockdown – annota De Rosa –In quei giorni pensavo spesso, a volte in modo ossessivo, ai teatri chiusi: vuoti, bui, freddi, silenziosi. Era un’immagine che allo stesso tempo mi attraeva e mi spaventava, come quando ero bambino e non riuscivo a capacitarmi del fatto che la mia casa continuasse a esistere anche quando al suo interno non c’era più nessuno. Che cos’è una casa quando non c’è più nessuno che la abita? Che cos’è un teatro vuoto? Continua a esistere per chi? Ho immaginato il luogo dove si svolge Nella solitudine dei campi di cotone come un teatro vuoto […] Se è vero, infatti, che possiamo vedere davvero uno spazio solo nel momento in cui si svuota, allora questo è un momento privilegiato per chiederci il teatro cos’è».