Dal 14 marzo al 23 aprile
Dopo il grande successo di M – Il figlio del secolo, la maestria interpretativa e la sapienza registica di Massimo Popolizio tornano sul palcoscenico delTeatro Argentina per la terza volta in questa stagione, dal 14 marzo al 23 aprile, con la sua nuova creazione Uno sguardo dal ponte, dramma di una passione sbagliata di Arthur Miller.
Scritto nel 1955 in Italia fu messo in scena per la prima volta nel 1958 da Luchino Visconti, protagonisti Paolo Stoppa e Rina Morelli. Del capolavoro milleriano, nel 1962, fu tratto il film diretto da Sidney Lumet con Raf Vallone.
Un grande racconto teatrale proposto con la forza espressiva di un film di un affresco sociale che affronta tematiche come povertà, immigrazione clandestina, caccia allo straniero e morbosità familiare.
Ambientato in una comunità di immigrati siciliani a Brooklyn, Uno sguardo dal ponte, ispirato da un fatto di cronaca, porta in scena le traversie di uomo dilaniato e sconfitto da una passione incestuosa. Il destino ineluttabile, da cui si può essere vinti e annientati, guida la trama dell’azione teatrale, impostata come un lungo flash-back con il protagonista Eddie Carbone – nell’interpretazione dello stesso Popolizio – che entra in scena quando tutto il pubblico già sa che è morto. Una grande storia raccontata come un film, ma a teatro.
Così commenta Massimo Popolizio: «Come scrive Miller: “L’azione della pièce consiste nell’orrore di una passione che nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve e nonostante ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad ammantare il suo potere su di lui fino a distruggerlo”.
Questo concetto di ineluttabilità del destino e di passioni dalle quali si può essere vinti e annientati è una “spinta” o “necessità” che penso possa avere ancora oggi un forte impatto teatrale.
Tutta l’azione è un lungo flash-back, Eddie Carbone, il protagonista, entra in scena quando tutto il pubblico già sa che è morto. Per me è una magnifica occasione per mettere in scena un testo che chiaramente assomiglia molto ad una sceneggiatura cinematografica, e che, come tale, ha bisogno di primi, secondi piani e campi lunghi.
Alla luce di tutto il materiale che questo testo ha potuto generare dal 1955 (data della sua prima rappresentazione) ad oggi, cioè film, fotografie, serie televisive credo possa essere interessante e “divertente” una versione teatrale che tenga presente tutti questi “figli”. Una grande storia… raccontata come un film… ma a teatro. Con la recitazione che il teatro richiede, con i ritmi di una serie e con le musiche di un film.
Ci sarà un ponte, ci sarà una strada e in questa strada dei mobili, che sono la memoria della famiglia Carbone… Arriva l’avvocato Alfieri, la sua funzione somiglia a quella di un coro greco, è presente nel racconto e al contempo è spettatore fuori dalla scena, ci introduce nella vicenda che, non dobbiamo dimenticare, trae origine da un fatto di cronaca nera dal quale Miller fu profondamente turbato».