Film rivelazione della Mostra del Cinema di Venezia 2023, arriva al cinema dal 4 aprile distribuito da Bim
Tbilisi, Georgia. Campionati mondiali di Judo. L’iraniana Leile Husseini (Arienne Mandi) è in forma smagliante e aspira alla medaglia d’oro. Da lontano, la seguono il marito e il figlioletto, assieme agli amici di sempre; da vicino, c’è la sua allenatrice Maryam (Zar Amir Ebrahimi), che la sprona e la sostiene. Ma la possibilità che Leila possa incontrare in finale un’atleta israeliana spinge la Repubblica Islamica a ordinarle di ritirarsi, fingendo un infortunio. Se non dovesse rispettare l’ordine, sarebbe marchiata come traditrice dello Stato. Leila si trova, così, di fronte a un terribile bivio: obbedire al regime iraniano (come le suggerisce la sua allenatrice) o continuare a combattere per l’oro?
Prima collaborazione tra un regista israeliano (Guy Nattiv) e un’attrice iraniana, per la prima volta anche dietro la macchina da presa (Zar Amir Ebrahimi, vincitrice a Cannes 2022 per Holy Spider), Tatami è un potente film di denuncia travestito da tesissimo dramma sportivo.
Da una parte c’è una narrazione spettacolare e avvincente, incardinata sulla judoka, che riguarda il desiderio di vittoria e l’ambizione di imporsi di Leila, con esaltanti riprese di combattimento che vedono protagonista una Arienne Mandi di forte impatto.
Dall’altra, il film si concentra sul suo conflitto interiore a causa delle pressanti richieste del regime iraniano, mettendolo a confronto con quello dell’allenatrice Maryam (Zar Amir Ebrahimi), probabilmente segnata da un passato da atleta similare.
E’ qui che emerge forte l’atto d’accusa contro le ingerenze del potere e le imposizioni del regime, che trasformano lo sport, simbolo di integrità, in una questione politica che non lascia spazi di risposta.
E’ questa ingiustizia che spinge Leila, da atleta, a farsi rivoluzionaria: la macchina da presa coglie nei suoi occhi ogni turbamento, ogni singolo movimento di ribellione, rendendo tangibile il suo dramma e portandolo alla massima intensità. Il racconto punta tutto sulla essenzialità e non aggiunge alcun elemento di distrazione alla storyline principale, cosicché perfetta risulta la compenetrazione tra elementi tematici e formali.
Il suggestivo bianco e nero di Todd Martin, capace di trascendere le circostanze specifiche e rendere il racconto esemplare, la regia dinamica, il montaggio serrato e le intense interpretazioni regalano agli spettatori una visione incisiva e di indubbia presa. In cui il tatami diviene teatro metaforico di una lotta di resistenza e affermazione.
Ilaria Berlingeri