In scena dal 20 febbraio al 3 marzo
Dal 20 febbraio al 3 marzo ENRICO GUARNERI e NADIA DE LUCA saranno protagonisti di STORIA DI UNA CAPINERA di Giovanni Verga, in scena al Teatro Quirino di Roma per la regia di GUGLIELMO FERRO.
NOTE DI REGIA
Ecco perché l’ho intitolata Storia di una Capinera, così Giovanni Verga introduce il suo romanzo epistolare, una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i giorni, storia di un cuore tenero, timido, che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lagrime o di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto.
“Storia di una capinera” è la passionale narrazione della novizia Maria che attraverso la mia messinscena trova una nuova codifica della struttura drammaturgica del romanzo per fare emergere il rigido impianto culturale e umano delle famiglie dell’epoca.
Perché se Maria è vittima, non lo è dell’amore peccaminoso per Nino che fa vacillare la sua vocazione, ma lo è del vero peccatore ‘verghiano’ che è il padre Giuseppe Vizzini.
Giuseppe che, rimasto vedovo, manda in convento a soli sette anni la primogenita, condannandola all’infelicità. Un uomo che per amore, paura e rispetto delle convenzioni causa a Maria la morte del corpo e dello spirito.
È sul drammatico rapporto padre figlia, sui loro dubbi e tormenti che si mette in scena la storia della Capinera.
La stanza del convento è il centro della scena, Maria non esce da quella prigione, e il padre Giuseppe ne è il carceriere. Entrambi dolorosamente vittime e carnefici.
Ogni evento che deflagra nella mente di Maria, ogni personaggio altro che scardina il viaggio del noviziato di Maria, sono gli elementi drammaturgici per sviscerare il dramma interiore di un padre che finisce per uccidere la figlia.
È il racconto di legami infelici, di dinamiche familiari per noi oggi impossibili da immaginare ma che Verga racconta con l’inesorabilità di una condanna.
Con Progetto Teatrando, nel meraviglioso percorso teatrale attraverso i capolavori verghiani approdiamo all’atto finale, Storia di una capinera, scegliendo la versione più violenta e disperata della scrittura di Giovanni Verga.
Non c’è redenzione per Maria, non c’è redenzione per il padre Giuseppe, e nemmeno per noi. Perché la redenzione non appartiene alla Sicilia di Giovanni Verga.