Un’eredità non da poco per il regista e sceneggiatore Rian Johnson, quella di raccogliere il testimone da J. J. Abrams e confrontarsi con l’amatissimo universo di Star Wars.
Gli ultimi Jedi, ottavo capitolo della saga prodotto dalla Lucasfilm e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, si allontana dalla più “classica” operazione del predecessore, per acquistare una forte identità propria e spingere verso territori nuovi e inattesi.
E sono proprio l’innovazione e la sorpresa i punti di forza di Gli ultimi Jedi, sicuramente il capitolo di Star Wars più ricco di colpi di scena. Seguendo lo scheletro di L’Impero Colpisce Ancora, in maniera, però, meno pedissequa di quanto non faceva Il Risveglio Della Forza con Una Nuova Speranza, Gli Ultimi Jedi sorprende per le ardite svolte della trama, richiamando i capisaldi del passato, ma non avendo paura di sovvertirli.
Due le linee narrative che si intrecciano, quella della Resistenza da un lato e quella personale di Rey dall’altro. Gli Ultimi Jedi riparte esattamente da dove eravamo rimasti ne Il Risveglio della Forza: la Ribellione è alle strette e il Primo Ordine, nonostante la distruzione della Base Starkiller, continua il suo piano di conquista della galassia. Nel frattempo, Rey è giunta al cospetto di Luke Skywalker, implorandolo di addestrarla nell’uso della Forza. Da queste basi, si ramificano diverse altre sotto trame, che vedono coinvolti numerosi altri personaggi, tutti impegnati in un arduo viaggio interiore per capire da che parte stare (Luce o Lato Oscuro?).
A questo proposito, esemplare è la figura di Luke Skywalker, molto diversa da quella raccontata dalla trilogia originale: segnato da profonde ferite del passato, il maestro è spinto a mettere in discussione tutto, persino ciò che è alla base dell’essere uno Jedi. Ma la figura chiave resta Kylo Ren, già dal suo esordio portatore di un forte dramma identitario (iniziato all’arte Jedi da suo zio Luke, ma passato al Lato Oscuro della Forza per emulare le gesta di suo nonno Dart Fener), e qui assalito dai pesi del dubbio e dell’inadeguatezza. Il personaggio di Adam Driver è senza dubbio il più affascinante e sfaccettato del film, quello di cui si riesce ad avvertire più prepotentemente il tormento, anche grazie a un’interpretazione di grande valore.
Il concetto di Forza, inoltre, è per la prima volta al centro del dibattito, emergendo la necessità di capire realmente cosa essa sia: non più, quindi, elemento elitario, bensì primordiale, che alimenta l’intera vita nella galassia.
Ma Gli ultimi Jedi si distingue anche, e soprattutto, per essere un film ricco di azione e battaglie, intervallati, oltre che da interessanti spunti di riflessione, da gustosi tocchi ironici, che smorzano, a volte in maniera sconcertante, i momenti più drammatici della narrazione.
Nonostante la lunga durata (153 minuti) si faccia sentire, il film è un vero spettacolo per gli occhi, grazie al tripudio di effetti visivi, all’epicità della messa in scena e alla pregevole fotografia di Steve Yedlin.
Gli Ultimi Jedi si pone come consacrazione definitiva della nuova trilogia di Star Wars, raccontando una fine e aprendo un nuovo inizio, e mostrando, così, al suo pubblico tutte le potenzialità di un universo che ha avuto il coraggio di rinnovarsi e che ha ancora tanto da offrire.
P.s. Preparate i fazzoletti: un momento di vera commozione ce lo regala una scena che vede protagonisti Carrie Fisher, qui alla sua ultima apparizione, e Mark Hamill!
Alberto Leali