Al cinema dal 24 marzo con 01 Distribution
Dopo Jackie, Pablo Larraín decide di raccontare un’altra icona del XX secolo attraverso l’ennesimo finto biopic. In Spencer, immagina così i tre giorni delle festività natalizie in cui Lady Diana maturerà la scelta di lasciare il principe Carlo. E ci avverte subito, la storia che metterà in scena è una “favola che parte da una tragedia vera”.
L’unione fra Carlo e Diana è già in crisi da tempo e la notizia è ormai di dominio pubblico, come dimostra la costante presenza di paparazzi in cerca di conferme su un imminente divorzio.
Diana è sola e smarrita: la incontriamo, infatti, nella prima sequenza del film, mentre si perde giungendo in macchina a Sandringham, proprio nella campagna in cui è cresciuta.
E’ una donna sfiancata, crollata psicologicamente a causa della gabbia istituzionale inglese: lei, che aveva sempre detestato vivere dove ogni cosa è decisa, dove il futuro non esiste perché è già stato scritto nel presente.
Larraín insiste sui dettagli della vita quotidiana all’interno del Palazzo reale, ci trasmette la routine logorante a cui è costretta Diana, la sua angoscia, la sua frustrazione e la sua solitudine.
Diana è una principessa rinchiusa, costretta a recitare un copione sempre uguale a se stesso e a sottostare a rituali vacui e devitalizzanti. Gli unici momenti non costruiti sono quelli in compagnia dei suoi figli; gli unici in cui sul suo volto triste si intravede uno spiraglio di luce.
L’elegantissima regia di Larraín costruisce sequenze asfissianti, seguendo costantemente la sua protagonista e non perdendola mai di vista. Si sofferma spesso, così, sul suo volto arido e stanco, facendo emergere tutto il dolore di un’anima che sta lentamente morendo. Funzionale in tal senso, è anche la fotografia tutta giocata sui toni freddi di Claire Mathon.
Kristen Stewart, nella migliore interpretazione della sua carriera, lavora di sottrazione, riuscendo a mostrare tutta la fragilità e l’umanità di Diana, le sue paure più recondite, la sua voglia di ribellione e la sua fame di futuro.
Spencer, dunque, è ciò che di più lontano può esserci dal classico biopic: è invece un racconto intimo e potente, che con sguardo empatico e rara sensibilità, abbraccia la donna soffocata dagli abiti della principessa.
Maria Grande