Presentato in Concorso a Cannes 2019 e al cinema dal 2 gennaio distribuito da Lucky Red
Con Sorry We Missed You Ken Loach ci regala ancora una volta un film toccante e necessario, raccontando la lotta di un corriere a domicilio e di sua moglie per la sopravvivenza della loro famiglia nell’Inghilterra di oggi.
Newcastle. Ricky Turner decide di provare a lavorare in proprio, pur aderendo a un franchise di corrieri per le consegne a domicilio. Convince, così, sua moglie Abby, che fa assistenza domiciliare a persone anziane e disabili, a vendere la sua auto per acquistare un furgone per svolgere la nuova attività da “freelance” e riuscire ad incrementare i guadagni. Si accorgerà presto, però, che le cose non andranno secondo le previsioni. E perfino gli equilibri di una famiglia fino ad allora unita inizieranno a sfaldarsi, anche a causa dei disagi adolescenziali di uno dei figli dei Turner, Sebastian.
Attento osservatore della realtà sociale, Loach si addentra ancora una volta nella periferia inglese e mette in scena la tragedia umana di una nuova ed attualissima figura professionale, finora estranea al contesto cinematografico. L’ultimo anello di un ingranaggio opprimente e inarrestabile, che sfrutta il lavoratore oltre ogni limite, trasformando il suo lavoro in schiavitù.
Il cantore della working class ci racconta come oggi, per trovare un impiego, si sia davvero pronti a tutto, persino a perdere tutto il resto pur di tenerselo. Dipinge, così, il ritratto di un mondo scandito dai ritmi insostenibili del capitalismo, mentre nel frattempo la vita scivola via senza alcuna possibilità di recupero.
La scrittura accurata (del fido Paul Laverty), la sobrietà della regia e le toccanti prove recitative del cast (preso dalla strada) tratteggiano le dinamiche familiari dei Turner creando un forte legame empatico con i personaggi e, allo stesso tempo, disvelano impietosamente l’impatto che il lavoro provoca su di esse.
Con Sorry We Missed You Loach non rinuncia, dunque, a un cinema appassionato ed indignato, che sa leggere nel cuore della gente e raccontarne il dolore e la dignità. Un cinema capace di trasferire la realtà nella finzione senza mai risultare insincero o forzato.
Alberto Leali