L’acclamato film di Marta Bergman arriva al cinema dal 1º ottobre grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione
Pamela (Alina Serban) è una giovane ragazza romena che vive con la nonna e la figlia in un villaggio nei pressi di Bucarest. Senza lavoro e prospettive, si iscrive a un’agenzia matrimoniale con l’obiettivo di incontrare un uomo straniero e sposarlo. Online conosce il belga Bruno (Tom Vermeir) e, senza dire nulla alla sua famiglia, fugge da lui nella speranza di tornare poi a prendere sua figlia. Ma per Pamela la vita in Belgio non sarà facile: la nostalgia per la sua bambina si farà sentire ogni giorno di più e il rapporto con Bruno si dimostrerà piuttosto avvilente. Nel frattempo, in Romania, la nonna muore e a prendersi cura di sua figlia non resterà che il suo giovane amico Marian.
Oltre ad essere un livido spaccato della realtà e della comunità rom, Sola al mio matrimonio è l’intenso ritratto di una giovane donna in cerca dell’indipendenza e di un futuro migliore.
Pur non avendo ambizioni sociologiche e raccontando una storia di finzione, il film mantiene uno spiccato approccio documentaristico, mescolando attori professionisti e non professionisti e rendendo assolutamente credibile il contesto narrato.
Attraverso il personaggio di Pamela, la regista e sceneggiatrice Marta Bergman riflette sul ruolo della donna nella comunità romena, in questo caso emarginata e discriminata perché ragazza madre e affatto scolarizzata.
Come molte donne dell’Est Europa, Pamela sogna l’amore e un futuro migliore: il suo atteggiamento, così energico e fiducioso verso la gente, fa sì che venga accolta con benevolenza in un Paese straniero così diverso dal suo.
In realtà, da quando la ragazza si trasferisce in Belgio, la narrazione si carica di tensione, ma disattende continuamente le aspettative del pubblico, evitando rischiosi luoghi comuni: basti pensare al misterioso personaggio di Bruno, uomo mite e introverso, ma con un profondo malessere interiore, che non sfocia mai in atteggiamenti violenti o prevaricatori.
La vitalità di Pamela, incurante di qualsiasi barriera linguistica, porta una boccata d’aria fresca nella sua esistenza grigia e solitaria; l’uomo, però, non riesce ad arrecare alla sua futura sposa la felicità tanto rincorsa e agognata. Da vera eroina, Pamela non è capace di vivere nella menzogna e, nuovamente prigioniera, ma stavolta di un’unione senza entusiasmo, capisce che è giunto il momento di ribellarsi.
Sola al mio matrimonio racconta, infatti, un percorso di crescita ed emancipazione, che coinvolge non solo la protagonista, ma anche il personaggio di Bruno, raccontato con finezza e ricchezza di sfumature.
Bravissima Alina Serban, che disegna una donna affascinante e famelica, capace di trascinare lo spettatore nel suo mondo fatto di sogni e disillusione.
Alberto Leali