Enrico (Walter Leonardi), Fabrizio (Massimiliano Loizzi) e Stefano (Marco Ripoldi) sono tre amici videomaker che vorrebbero trasformare la loro attività in un lavoro che assicuri indipendenza economica e realizzazione professionale. L’occasione sembra arrivare con l’ingaggio da parte di una onlus per un documentario in Africa ad alto budget. Ma quando l’organizzazione finisce nei guai con la legge, i tre ragazzi si trovano di fronte ad un dilemma economico e morale, che li porta a riconsiderare le loro convinzioni.
Primo film del collettivo di videomaker milanesi Il terzo segreto di satira, composto da Pietro Belfiore, Davide Bonacina e Davide Rossi, Andrea Fadenti e Andrea Mazzarella, Si muore tutti democristiani è davvero una piacevole sorpresa. Perché se il passaggio degli youtuber al cinema ha riservato finora soltanto delusioni (si pensi ai The Jackal), stavolta ci troviamo davanti a un’eccezione: una commedia intelligente e ben scritta (grazie anche all’apporto di Ugo Chiti) che fotografa i problemi e i dubbi di una generazione, costretta a scendere a compromessi con la propria coscienza pur di arrivare a fine mese.
Si muore tutti democristiani è una riflessione pungente e profonda, che cattura lo spirito e le incertezze di quei quarantenni idealisti, che però sognano la serenità economica che non hanno i mezzi di raggiungere. La messa in scena è particolarmente efficace, non solo grazie al talento e al brio dei tre protagonisti, ma anche ad un’apprezzabile coesione narrativa: dopo un acceso scontro di posizioni, infatti, ognuno dei tre protagonisti compie un proprio autonomo percorso, che procede, però, di pari passo con quello degli altri, portando a un esito comune.
Risate e amarezza, disincanto e critica sociale, momenti onirici e surreali si mescolano con grande abilità, disegnando personaggi tangibili e assolutamente credibili, in cui è difficile non riconoscersi. Si muore tutti democristiani è infatti un racconto di (de)formazione intriso di cinismo e malinconia, in cui la democristianità diviene metafora di imborghesimento e di quel preciso momento della vita in cui ci si rende conto di dover abbandonare gli ideali (in questo caso, quelli della sinistra militante) per sposare il compromesso. Perché, al giorno d’oggi, la sicurezza economica viene prima di tutto: lo sanno sia i tre protagonisti, che (quasi) tutti gli altri personaggi che ruotano attorno a loro.
Ma Il terzo segreto di satira riesce anche a raccontare, con ironia e lucidità, i cambiamenti politici e sociali degli ultimi decenni, toccando temi di scottante attualità, come il rovinoso G8 di Genova, la corruzione all’interno delle Ong che si occupano di profughi e migranti o la battaglia contro la discriminazione della comunità LGBT.
Gustosi gli illustri cammei, da Paolo Rossi a Peter Gomez e Lilli Gruber, da Valentina Lodovini a Francesco Mandelli. Un film da vedere e che promette bene per il futuro al cinema del talentuoso collettivo.
Roberto Puntato