Nel cast anche Colin Firth e Olivia Colman. Al cinema dal 20 luglio
Al cinema dal 20 luglio distribuito da Lucky Red arriva Secret Love (tit. orig. Mothering Sunday), diretto da Eva Husson e con protagonisti Odessa Young, Josh O’ Connor, Colin Firth e Olivia Colman.
Recensione a cura di Federica Rizzo
Adattamento cinematografico del romanzo di Graham Swift, Secret love è ambientato nel 1924, nel giorno della Festa della mamma.
Jane Fairchild (Odessa Young), che lavora per l’aristocratica famiglia Niven da quando aveva 14 anni, non vede l’ora di dedicare una giornata a sé stessa: è orfana e quindi non dovrà visitare i suoi genitori, come farà la maggior parte dei suoi colleghi domestici.
I Niven, interpretati da Colin Firth e Olivia Colman, faranno, invece, un picnic con due famiglie vicine che, come loro, hanno subito perdite durante la prima guerra mondiale.
Lavorando su una sceneggiatura di Alice Birch, Eva Husson fa del suo meglio per creare un linguaggio visivo degno del romanzo elegantemente allusivo di Swift.
L’abile descrizione della relazione amorosa illecita tra l’aristocratico Paul (Josh O’Connor) e l’apparentemente modesta Jane offre alcuni momenti di bellezza: Secret love si distingue, infatti, per la sua rappresentazione schietta e femminile della sessualità.
La Husson filma con primi piani estremi ed inquadrature veloci, saltando avanti e indietro nel tempo, fino all’incontro di Jane e Paul. Va avanti fino agli anni ’50 e oltre, coprendo i momenti della vita di Jane dall’adolescenza alla vecchiaia, per poi tornare sempre alla festa della mamma, nel 1924.
Nonostante sia un film visivamente intrigante ed efficace nel rappresentare un’era di rigide divisioni di classe e perdite incalcolabili, Secret love non riesce, però, a portare sullo schermo la sensibilità e la struggente moderazione del romanzo di Swift.
L’opera della Husson parte, infatti, come una storia nostalgica di amore perduto, si trasforma, poi, in una mesta riflessione sul trauma nazionale e personale della prima guerra mondiale ed, infine, si chiude con una meditazione sul processo creativo, risultando abbastanza inconcludente.