Al cinema dal 14 dicembre distribuito da Medusa
Nicola (Ficarra) è un uomo che crede di aver perso tutto: la fede, che forse non ha mai avuto, la passione per il suo lavoro di insegnante di matematica e la moglie (Barbara Ronchi), che vuole il divorzio. Il suo destino incrocia quello di Aristide (Picone), un angelo destinato all’ufficio corrispondenza del Paradiso, che però sogna di cantare nel coro dell’Altissimo. Sperando in una spinta per i piani alti, Aristide si offre volontario per scendere sulla terra e posare la mano sul ventre di una nuova Madonna, che darà alla luce un nuovo Messia. A venir fecondato, però, sarà Nicola, in un mondo che non è più capace di immaginare un’Immacolata Concezione, figuriamoci se al maschile. Per poter tornare in Paradiso, Aristide dovrà trovare il modo di riparare il guaio commesso.
La commedia di Natale di Ficarra e Picone è un film leggero e intelligente, che conferma l’abilità del duo comico di raccontare il nostro tempo in modo mai banale.
Santocielo è un’opera gustosamente scorretta e dai buoni tempi comici, che sa sfruttare adeguatamente le dinamiche della commedia degli equivoci e dei film natalizi a tema “celeste” (Frank Capra, Chris Columbus).
Un film che diverte, ma che allo stesso tempo critica i dogmi su cui ancora si basa la società moderna, raccontandoci il mondo senza fargli sconti, ma non dimenticandosi i sentimenti.
Il mondo celeste messo in scena da Ficarra e Picone e dal regista Francesco Amato è popolato da angeli frustrati e litigiosi, costretti a confrontarsi con i problemi e le meschinità che riguardano tutti noi.
Così l’angelo generoso ma pasticcione di Picone, malvisto dai suoi colleghi in cielo, è relegato all’ufficio per le richieste dei miracoli, ma vorrebbe fare carriera nel coro divino conquistando le attenzioni di Dio (un Giovanni Storti cialtrone, debole e vanaglorioso, alla guida di una rumorosa democrazia angelica).
La sua condizione non è troppo diversa da quella di Nicola (Ficarra), professore in crisi sentimentale e professionale, costretto a gestire una scuola troppo bigotta sui dogmi cattolici e soprattutto a mostrarsi per quello che non è.
Buone anche le figure femminili di supporto, archetipiche eppure mai stereotipate, interpretate da attrici efficacissime: dalla suora incerta sul proprio cammino di fede e in cerca della propria identità di Maria Chiara Giannetta alla moglie in crisi e psicanalista incasinata di Barbara Ronchi.
In sintesi, Santocielo è una favola semplice, ma profonda ed arguta, che si fa apprezzare per la sua visione garbatamente impietosa della contemporaneità e per le sue non poche ed efficaci intuizioni.
Una boccata d’aria fresca nel panorama della commedia italiana: un film perfetto per le feste, ma altresì di rottura, perché colorato da gustosi tocchi di follia e privo di quella retorica dei buoni sentimenti che solitamente caratterizza il genere.
Carla Curatoli