Il regista inglese ha presentato alla Festa del Cinema di Roma il biopic sugli ultimi mesi di vita di Judy Garland, adattamento cinematografico del dramma teatrale End of the Rainbow di Peter Quilter
Il biopic Judy, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale italiane dal 30 gennaio 2020 con Notorious Pictures, si concentra sugli ultimi mesi di vita di una delle più importanti artiste del XX secolo, nota per le sue straordinarie doti canore e attoriali.
Rupert Goold ripercorre i suoi ultimi concerti nella “straniera” Londra, quelli che la tengono lontana dai suoi figli, ma necessari per la loro e la sua sopravvivenza. Una carriera sfolgorante, iniziata giovanissima con la Dorothy del Mago di Oz, sta tragicamente per concludersi, tra depressione, delusioni sentimentali e dipendenza da alcol e farmaci.
Rupert Goold alla Festa del Cinema di Roma
“Ho voluto dimostrare come la nostra fine sia fortemente influenzata dall’infanzia – afferma Goold a Roma – E’ quello che è successo a Judy, che un’infanzia non l’ha mai avuta, nonostante sia stata la bambina di tutti. Per questo motivo, lotta per dare ai suoi figli ciò che a lei è stato tolto. Amo raccontare artisti alla fine della loro carriera, perché quando stanno per perdere la loro dote trovano nuovi modi di esprimersi”.
Judy racconta con grande efficacia anche il prezzo della celebrità, mettendo in evidenza gli abusi delle case di produzione sui giovani talenti. “Judy Garland, come Shirley Temple, è stata la bambina prodigio la cui vita è stata più segnata dal successo – ricorda Goold – E’ stata una specie di esperimento. Per fortuna, oggi c’è molta più tutela nei confronti dei giovani artisti. Nel film, sottolineo come Judy viva in una performance perenne e questo risulta per lei una notevole fonte di stress e di ansia”.
La bravissima Renée Zellweger, vincitrice del Golden Globe e dell’Oscar come migliore attrice, canta quasi tutte le canzoni con la sua voce: “Lei, come la Garland, temeva di non essere perfetta, ma io l’ho rassicurata, perché ciò che mi interessava era il cuore” – dice il regista.
“Soprattutto – prosegue – non volevo una mera imitazione, ma Renée che facesse Judy. Infatti ho subito pensato a lei per il ruolo della protagonista. Era importante trovare un’attrice che avesse la stessa età della Garland, che fosse comica ma anche dotata di forte emotività. Renée si è presa 6 anni di distacco dal cinema perché sentiva troppo il peso dei media e di Hollywood, mi sembrava pertanto vicina per certi versi all’esperienza della vera Judy. E poi ha fatto un ottimo lavoro fisico, per esempio tiene benissimo le spalle, restituendo la “gobbina” della Garland, dovuta al suo problema alla spina dorsale”.
Alberto Leali