In anteprima nelle sale italiane dal 19 maggio e al cinema dal 30 maggio con Wanted
Stéphanie Di Giusto (Io danzerò) ci regala una deliziosa favola sulla diversità, con al centro un personaggio femminile di grande impatto, affidato al talento di Nadia Tereszkiewicz.
Rosalie, che viene venduta dal padre al proprietario di un caffè che ha il doppio dei suoi anni, non vuole più tenere nascosto il suo segreto: soffre, infatti, fin dalla nascita, di un disturbo ormonale che la ricopre di peli, che lei rade ogni giorno. La ragazza vorrebbe, infatti, essere amata così com’è, senza essere costretta a fingere di essere qualcun altro.
L’uomo che ha sposato, Abdel, è una brava persona, dotato di una sensibilità e una dolcezza che molti uomini del suo tempo, violenti e prevaricatori verso il gentil sesso, non posseggono. Rischiare, però, la vergogna sociale a causa dell’inedita caratteristica di sua moglie lo spaventa moltissimo.
La ragazza, così, fa una scommessa con uno dei clienti del bar, per guadagnare un po’ di soldi per la famiglia e riempire quel luogo povero di clientela: entro un mese la gente accorrerà copiosa, spinta dalla curiosità di vedere una donna con la barba.
Rosalie sfida, quindi, le convenzioni di un’epoca in cui le donne, oltre a non contare poi molto, non potevano certo permettersi gesti di coraggio come il suo, specie se dotate di caratteristiche di cui non andare fiere.
Guardando Rosalie, è impossibile non pensare a La donna scimmia di Marco Ferreri, ma con una sostanziale differenza. Qui è, infatti, la stessa protagonista, e non suo marito, che sceglie di monetizzare la sua differenza.
Rosalie è, infatti, un racconto profondamente femminista, che vede una donna, inizialmente succube degli uomini e del suo tempo, affermare con determinazione la propria identità a costo di diventare un fenomeno da baraccone, ma procurando, in tal modo, il benessere economico della propria famiglia.
Anche se lo stigma sociale si rivelerà solo momentaneamente sopito, è lei che reggerà il gioco, riuscendo a “intrappolare” il “normale” e a rendere a poco a poco affascinante ai suoi occhi la propria diversità.
I personaggi ben scritti, la narrazione fluida, la bravura del cast (oltre alla Tereszkiewicz c’è Benoît Magimel, uno dei migliori attori francesi della sua generazione) rendono Rosalie un’opera riuscita ed efficace.
A colpire è soprattutto l’esplorazione, meticolosa e ravvicinata, dei sentimenti altalenanti dei due protagonisti, che sfocerà in un finale bellissimo e commovente.
Maria Grande