Il pianista e compositore Nicola Piovani è uno dei protagonisti del progetto formativo CineCampus e regala, durante la 12a Festa del Cinema di Roma, una preziosa masterclass agli studenti delle scuole di cinema
Noto autore di colonne sonore, Piovani ha lavorato con alcuni dei maggiori registi del cinema italiano, da Federico Fellini ai Fratelli Taviani, da Nanni Moretti a Roberto Benigni, vincendo il premio Oscar nel 1999 per le musiche di La vita è bella.
Notevole però è anche il suo contributo nell’ambito del teatro musicale, basti ricordare il sodalizio con lo scrittore Vincenzo Cerami, con cui decide di dare vita a una nuova forma di teatro dove musica e parola abbiano pari dignità e si supportino vicendevolmente.
Zerkalo Spettacolo: Maestro Piovani, come si compone una colonna sonora?
Piovani: Beh, se parliamo di cinema, in genere parto dalla sceneggiatura, cercando di andare incontro alle idee che ha in mente il regista. Importantissime però sono anche le immagini, che spesso mi sono d’ispirazione, oltre che la fase finale del montaggio, in cui viene mostrato il prodotto finito. Se qualcosa manca, infatti, lo si può dire con la musica, cercando gli spazi più adatti.
Zerkalo Spettacolo: Mentre per il teatro, che regole s’impone?
Piovani: In genere la musica del cinema non dev’essere gigionesca, ma ha il dovere di essere il più discreta possibile, per non disturbare il dialogo; sono rari i casi in cui viene accostata in modo freddo o artificioso. Le musiche più utili, in tal senso, sono quelle che lavorano con l’inconscio. In teatro, al contrario, la musica deve farsi sentire, perché è l’elemento caratteristico e non deve nascondersi.
Zerkalo Spettacolo: A quale delle sue opere è più legato?
Piovani: Sono molte, e non è facile scegliere. Sicuramente Ginger e Fred di Fellini ha un posto importante nel mio cuore. E’ stata una grande emozione lavorare con lui. Se penso però ai miei progetti futuri, ho intenzione, per i prossimi anni, di lavorare di più per il teatro.
Zerkalo Spettacolo: Ieri, i fratelli Taviani hanno presentato alla Festa del Cinema di Roma il loro ultimo lavoro “Una questione privata”. Lei ha iniziato a lavorare con loro, componendo diverse colonne sonore per i loro film. Che ricordi ha?
Piovani: C’ero anche io ieri a vedere il loro ultimo film. Mi è molto piaciuto. Con loro ho realizzato le mie opere più impegnative, perché il loro cinema è fatto di poche parole e sono le immagini a parlare. Quindi è dato grande spazio al linguaggio musicale. E’ stato sicuramente un lavoro intenso, duro, pieno di sacrifici, ma che mi ha dato tante grandi soddisfazioni.
Zerkalo Spettacolo: Un’ultima domanda prima di lasciarci. A fronte dell’avanzamento della tecnologia nella musica, e quindi della costruzione di suoni artificiali, dove si arriverà? Il suono naturale della musica rischia l’estinzione?
Piovani: Io non sarei così catastrofico. Non distinguo un suono naturale da uno elettronico. Prendiamo per esempio il violino. Questo strumento ha tutte le componenti artificiali che i maestri liutai hanno costruito con regole ben precise, quindi ha un suono artificiale, alla stregua di quello tecnologico. Personalmente ad un violino elettrico, nelle mie composizioni, preferisco un violino classico, ma non sempre si può avere. La tecnologia andrebbe utilizzata per creare suoni nuovi, per inventare. Ma d’altronde sono molti gli usi che si possono fare della tecnologia; certo, se diventa ideologica ed estetica, sicuramente non mi piace.
Roberto Puntato