Zerkalo Spettacolo incontra la regista franco-portoghese Cristina Pinheiro alla Festa del Cinema di Roma, dove presenta, nella sezione Alice nella città, il suo bellissimo film Menina
Menina racconta la storia della piccola Luisa Palmeira, nata in Francia da immigrati portoghesi sfuggiti al regime di Salazar. Siamo nel 1979 e la bimba ha 8 anni: sua madre la considera già un’adulta, mentre suo padre, alcolizzato e con un rapporto contrastante con la moglie e il figlio maggiore, ha con Luisa un legame speciale. E’ solo a lei infatti che decide di confessare un terribile segreto.
Zerkalo Spettacolo: Come è nata l’idea di questo film? Ci sono elementi autobiografici che le appartengono?
Pinheiro: In effetti è una storia con molti elementi autobiografici, ma ciò che racconto non è accaduto esattamente nel periodo in cui si svolge la storia. Infatti ho perso mio padre quando avevo 30 anni e questo dolore mi ha spinto a indagare quella connessione che esiste fra un padre e una figlia. Scrivendo il film, però, ho perso purtroppo anche mia madre e quindi ovviamente è cambiato il desiderio di ciò che volevo inizialmente raccontare. Ho preferito allora non tanto trattare dei miei genitori, quanto piuttosto raccontare una cultura. Mi sono messa a lavorare sulla sceneggiatura inserendo tutti i sentimenti e le sensazioni di chi è nato a metà fra una cultura ed un’altra e non sa bene a quale di essa realmente appartiene.
Zerkalo spettacolo: Il personaggio del padre di Luisa sembra voler fuggire da un paese che sente in qualche modo ostile e a cui non riesce ad abituarsi. E’ però una fuga che sa che non potrà mai avvenire, perché troppe cose ormai lo legano a quel territorio straniero. Può spiegarci meglio questo aspetto?
Pinheiro: Più che voler fuggire, il padre di Luisa si trova in una condizione particolare, a metà strada fra l’immigrato e l’espatriato e sta vivendo una vita in un paese che non riconosce come suo. Dice spesso di voler tornare in Portogallo, ma in realtà anche se ci tornasse non sarebbe felice. Ha fatto il “salto”, come si dice nel film, ovvero il passaggio da una realtà ad un’altra, ma ciò nonostante la sua situazione non è migliorata. Perché è dentro di sé che le cose non sono cambiate.
Zerkalo spettacolo: Nel suo film tratta tante tematiche diverse. L’infanzia, la famiglia, i rapporti tra genitori, tra padre e figlio, tra madre e figlia, tra padre e figlia, sottolineando come questi ultimi siano profondamente diversi tra loro. Non a caso, il padre decide di rivelare il suo segreto solo a sua figlia Luisa. Come mai questa scelta?
Pinheiro: Dal mio punto di vista, si tratta di fiducia. Il padre ne ha tantissima nei confronti di sua figlia, perché è l’unica che secondo lui è capace di comprenderlo e di credergli. Attraverso gli occhi di un bambino, infatti, la tragedia è molto ridimensionata. E’ anche per questo che ho scelto di non mostrarla esplicitamente, ma di farla solo intendere, facendo sì che agli occhi di Luisa suo padre sia sempre un uomo forte, bello, sicuro di sé. D’altronde Luisa è forse l’unica capace di stargli affianco, al contrario di sua moglie, che, amandolo troppo, non avrebbe retto il colpo, e di suo figlio, che l’uomo vorrebbe più maturo e con la testa sulle spalle, dovendo un giorno prendere il suo posto.
Zerkalo spettacolo: Menina è anche un film sull’importanza dell’immaginazione per attutire il dolore. Pensa che in determinate situazioni sia, in effetti, l’unico modo per andare avanti? Oppure che valga principalmente in riferimento all’infanzia, quando cioè si è ancora in grado di vedere le cose in un modo più puro e leggero?
Pinheiro: L’immaginazione è qualcosa di percepibile, ma che di fatto materialmente non esiste. E’ una via di fuga importante sia per gli adulti che per i bambini, ma bisogna essere consci che si tratta comunque di qualcosa di finto. Specie da bambini, abbiamo il grande potere di immaginare, che purtroppo, crescendo, dimentichiamo, facendoci prendere dalle cose della vita. Invece, bisognerebbe coltivare l’immaginazione, perché essa è capace perfino di mostrarci le cose reali in maniera più chiara. E’ questo il motivo per cui scrivo e dirigo film; non a caso le parole “immagine” e “immaginazione” hanno la stessa radice e il cinema vive di immagini. E’ un modo per interpretare il mondo; la realtà, d’altronde, cambia sempre a seconda di come decidiamo di guardarla.
Zerkalo Spettacolo: Come mai ha deciso di ambientare il suo film proprio alla fine degli anni ’70? E’ una storia che avrebbe lo stesso valore e lo stesso senso se ambientata ai giorni nostri?
Pinheiro: Ho deciso di ambientarlo in quel periodo per renderlo storicamente più credibile, perché volevo raccontare il momento clou della migrazione portoghese verso la Francia, che comunque non è mai cessata. In più, volevo essere libera di raccontare la mia storia senza ricorrere a strumenti che oggi caratterizzano fin troppo la nostra quotidianità, come telefoni cellulari, computer, email, ecc. Infatti in Menina compaiono solo i rumori di sottofondo della tv o della radio, che fanno emergere una serie di reminiscenze lontane.
Zerkalo Spettacolo: Si sente più francese o portoghese?
Pinheiro: Essendo nata in Francia, mi sono sentita a lungo solo francese. Quando ho girato questo film, però, ho riscoperto la mancanza per il mio paese d’origine, Lisbona. Così ci sono andata, ci ho trascorso diverso tempo e ci ho fatto parte dei casting. Adesso, lì ho la mia “famiglia del cinema”.
Alberto Leali