Da mental-coach al cinema: Roberto Cerè ci racconta la sua nuova esperienza cinematografica, prossimamente nel film “Stay Calm”
Finora avevamo apprezzato Roberto Cerè per la sua brillante carriera di mental-coach, che continua a mietere consensi in tutto il mondo, ma anche per i suoi grandi gesti legati al mondo della solidarietà.
Ultimamente, però, Roberto sta ottenendo altrettante soddisfazioni anche nel mondo del cinema. E così, dopo il lungometraggio “Free”, che è stato presentato in anteprima in alcuni importanti Festival, lo vedremo nella pellicola “Stay Calm”, prossimamente sul grande schermo.
Roberto, a quali progetti ti stai dedicando attualmente?
Il progetto del 2019 è sicuramente la Leadership Academy (https://www.leadershipacademymicap.com): un corso di 5 giorni intensi che si terrà nel Principato di Monaco dal 16 al 20 ottobre. Dedicato a manager, imprenditori e decisori che vogliono rilanciare il proprio business o riqualificare la propria professionalità. Oltre a me, a insegnare ci saranno personalità dell’industria e dello stato. Un evento strepitoso che diventa anche etico nel momento in cui ogni partecipante per iscriversi non deve pagare un biglietto di ingresso, ma deve invece fare una donazione. Sì, una donazione. Per contribuire alla costruzione dell’orfanotrofio MICAP Village a Pangani, in Tanzania. Un’operazione di bene rivolta a salvare la vita di 200 bambini sieropositivi. Grazie alla Fondazione MICAP for Children ONLUS.
Ti abbiamo apprezzato in un cameo nel film “Free”: com’è nata questa esperienza?
Direi super-divertente. “Free” è una fotografia esilarante di come le generazioni dei nostri genitori e dei nostri nonni approcciano il web e i social. Un carosello di situazioni paradossali che portano i protagonisti a ritrovarsi in un finale sorprendente. Mi sono divertito molto, soprattutto per il calibro degli attori coinvolti.
Prossimamente ti vedremo al cinema nel film “Stay Calm”: ci regali qualche anticipazione?
“Stay calm” è uno spaccato della nostra società, dove vicende come quella del protagonista possono realmente accadere: cercare a tutti i costi di raggiungere la popolarità e il consenso. Un confine sottile tra cinico e patetico, che viene trattato con grande maestria dal regista che fa emergere le vere ambizioni segrete di molti utenti dei social.
Qual è, in generale, il rapporto di Roberto Cerè con il cinema?
Lo vedo come uno degli strumenti più diretti e impattanti per muovere emozioni profonde. Esistono la musica, la poesia, lo sport, ma il cinema resta il re di tutti questi strumenti. Saperlo usare in modo accorto, non solo porta lo spettatore ad essere intrattenuto, ma anche motivato, spinto, ispirato a fare qualcosa di diverso, a migliore. Amo particolarmente le storie vere di vite straordinarie. Film ritratto che fungono da vere micce motivazionali. Il cinema può cambiare le abitudini della società. Il mio rapporto con il cinema? Vorrei fare la mia parte, grazie al grande schermo, per influenzare positivamente chi ha bisogno di ispirazione per prendere decisioni critiche nella propria vita.
Quali sono, invece, i tuoi obiettivi legati al mondo della recitazione?
Da un paio d’anni studio con una bravissima professionista, Silvia Gavarotti, nel potenziare e riposizionare meglio il suono della mia voce. La voce, nella recitazione come nella vita, è uno dei tre strumenti principali per definire il carisma di una persona. Ci sono tre elementi che sostengono e costruiscono il carisma percepito: lo sguardo, la voce, il contenuto che viene espresso. Non puoi avere un impatto desiderato se non hai tutti e tre questi elementi allineati. Lo stesso vale nella recitazione: come guardi (o come usi la mimica facciale), come parli (timbro, profondità, estensione), e il contenuto della battuta.
Volendo tracciare un bilancio del percorso di Roberto Cerè… a che punto siamo?
Sono in autunno. Lascia che ti spieghi meglio, in natura ci sono quattro stagioni: la primavera, dove semini, curi, nutri, annaffi, proteggi e speri che germogli; l’estate: dove il sole è alto, forte e porta il raccolto alla sua massima espressione; l’autunno: dove di raccoglie, si immagazzina e si fanno le scorte; l’inverno: dove si consuma quello che si è raccolto e stivato. Nella vita e nel business seguiamo le stesse quattro fasi. La primavera: da 0 a 20 anni. In questa fase impari, sperimenti, capisci, ti confronti, studi e ti prepari. L’estate: dai 20 ai 40 anni. Inizi a lavorare, a cercare il tuo posizionamento sociale e professionale. L’autunno: dai 40 ai 60 anni. È la stagione dove mi trovo io adesso, dove ormai sei (o dovresti essere) un professionista apprezzato e riconosciuto, pagato bene, che non si preoccupa più di cercare i clienti, perché questi ormai arrivano da soli, ma si preoccupa invece di organizzare la sua uscita dai giochi. Quello che si chiama “legacy” il lascito, l’eredità professionale. È il momento in cui ci si dedica di più a formare chi ci sostituirà, ed è quello che sto facendo ormai da un paio d’anni: formare i professionisti che prenderanno il mio posto fra qualche anno (in inverno). E poi arriverà, spero, anche per me l’inverno: dai 60 in poi, dove ci si dedicherà maggiormente a se stessi e al bene che si può fare per gli altri.
Quest’estate, come la trascorrerai?
Quest’estate la trascorrerò tra il Principato di Monaco, dove abito e dove ho la fortuna di avere una vista strepitosa sul mare, e la Danimarca dove vivono i miei due bambini, Sofia e Luca. Mentre Monaco significa dinamismo, mondanità e relazioni di alto livello, la Danimarca rappresenta un momento di ritiro. Stacco da tutto e vado dai miei bambini 12 giorni al mese, ogni mese da 14 anni. In quei giorni non lavoro, non ho relazioni, sono solo con i mie figli. Mi dedico a loro e a me. Cucino, tengo pulito, li porto a scuola, alle attività… Negli anni ho costruito in Danimarca una situazione molto accogliente e comoda, una bella casa sulla spiaggia, con la palestra, il cinema, e tutte quelle comodità che da ragazzo vedevo solo nelle case delle star di Hollywood. Oggi, sono diventate tutte una felice realtà.
Alberto Leali