Candidato come miglior film straniero ai Golden Globes 2020 e al cinema dal 19 dicembre distribuito da Lucky Red
Bretagna, 1770. Marianne (Noémie Merlant) è una pittrice di talento incaricata di dipingere il ritratto di una giovane che sta per sposarsi in Italia. Si tratta di Héloïse (Adèle Haenel), appena tornata dal convento e riluttante all’idea di essere ritratta in vista di un matrimonio. Marianne dovrà, quindi, fingersi la sua dama di compagnia e scrutarla di nascosto per imprimere la sua immagine sulla tela. Tra le due si crea, così, un rapporto delicato e profondo, fatto di complicità e reciproca comprensione, che maturerà ben presto in amore.
Céline Sciamma (Tomboy, Diamante Nero) continua a regalarci splendidi ritratti femminili attraverso la delicatezza del suo sguardo e il talento della sua scrittura. E, pur in un contesto molto diverso dai suoi film precedenti, si concentra sulla nascita e sulla paura del desiderio amoroso, mettendolo stavolta in relazione con il processo di creazione artistica.
In Ritratto della giovane in fiamme, l’eleganza della messa in scena, che si concretizza in mirabili immagini pittoriche sia di interni che di esterni, va alla ricerca di un’armonia che smonta la classica idea di conflitto come veicolo propulsivo.
L’amore tra Marianne e Héloïse si accende lentamente e, come un fuoco, finisce per bruciare con ardore: non ci sono elementi che ostacolino la nascita del loro sentimento (a cominciare dagli uomini) e non vi è alcun ricorso al dramma o alla tensione.
La Sciamma gioca piuttosto di sottrazione, attraverso un linguaggio filmico trattenuto e rigorosissimo, che riesce però a raggiungere un’intensità ed un’emotività sorprendenti. Un’impresa più unica che rara, merito soprattutto di una sceneggiatura al contempo libera e calibrata, meritatamente premiata a Cannes 2019.
Ma al film va anche riconosciuta la capacità di non ricorrere mai ai cliché delle opere in costume, raccontando un’epoca lontana e le sue contraddizioni con grande accuratezza e senza orpelli e retorica.
Ne deriva il ritratto di donne in trappola (non solo le due protagoniste, ma anche la domestica rimasta incinta che aiutano ad abortire), a cui sono precluse l’educazione e le opportunità concesse agli uomini, e per questo affamate di conoscenza, emozioni e libertà. Ma anche il ritratto di un’artista innamorata dell’oggetto della sua opera, che con dedizione e persistenza ne afferra l’essenza, mettendo da parte vetusti canoni estetici.
Le due bravissime interpreti, Noémie Merlant e Adèle Haenel, disegnano i loro personaggi attraverso gli sguardi instancabili e le emozioni trattenute, riuscendo a cogliere la verità e la forza della felicità.
Ritratto della giovane in fiamme è dunque il film della piena maturità di Céline Sciamma, che si conferma una delle autrici più interessanti e sensibili della sua generazione.
Alberto Leali