L’attore entra nel cast della terza ed ultima stagione della serie di Rai1 nel ruolo di un personaggio strettamente legato al protagonista Lorenzo Il Magnifico
Dopo serie di successo come La porta rossa, Che Dio ci aiuti e L’isola di Pietro, Raniero Monaco di Lapio approda nel cast della grande produzione internazionale di Rai1 I Medici – Nel nome della famiglia, in onda per 4 prime serate dal 2 dicembre.
Raniero, che personaggio interpreti nell’ultima stagione de I Medici?
Sono uno dei pochi personaggi non storici della serie, un mercenario che accoglie la causa di Lorenzo de’ Medici (Daniel Sharman) e diventa la sua guardia del corpo personale. Vanni è una figura silente e per questa ragione sono entrato spesso in conflitto con lui. Mi creava, infatti, rabbia e frustrazione, rivelandomi, sotto certi aspetti, quanto fossi egocentrico. Mi sono trovato, così, ad affrontare un durissimo ma meraviglioso lavoro di sottrazione, che mi ha permesso di entrare nel mood del personaggio e di afferrare la sua particolare modalità di comunicazione, basata principalmente sul linguaggio del corpo. Così, siamo finalmente diventati amici. Sono stato inserito nel progetto de I Medici all’ultimo momento, essendo precedentemente impegnato in un altro lavoro: al provino ho recitato dei sermoni che si sono rivelati essere quelli proclamati da Savonarola interpretato da Francesco Montanari. Solo in seguito ho capito che avrei interpretato un personaggio ben diverso ma di grande interesse.
Com’è stato confrontarti con una grande produzione internazionale?
E’ stata in assoluto una delle mie più belle esperienze professionali. Lavorare con un cast internazionale come quello de I Medici è stato esaltante e costruttivo, ma straordinari sono anche tutti gli attori italiani che hanno preso parte alla serie. Dei professionisti impareggiabili, che hanno affrontato un imponente e complesso lavoro linguistico, allineandosi perfettamente agli attori di lingua inglese. A noi attori italiani che recitiamo in inglese sembra a volte di fare un ottimo lavoro nella versione originale e di peccare semmai nel doppiaggio, non essendo dei doppiatori di professione. Ma, si sa, gli italiani sono famosi per l’ottima qualità del loro doppiaggio, quindi il pubblico delle nostre case è decisamente in buone mani.
Che rapporto hai col periodo storico raccontato ne I Medici?
Mentre giravo, pensavo spesso a un collegamento divertente. Infatti, abbracciando col mio personaggio la causa di Lorenzo Il Magnifico, avrò fatto adirare qualche mio antenato, perché in quel periodo storico veniva il mio famoso antenato dalla Spagna a servire il regno borbonico. Così, quando mi trovavo a cavallo con Lorenzo, guardavo il cielo e divertito chiedevo perdono al mio antenato per essermi schierato dall’altra parte.
Ti sei trovato a tuo agio con una serie in costume, visto che in Italia non è un genere così diffuso?
In Italia, infatti, è stata la prima volta che ho girato una serie in costume e sono stato felicissimo di averlo fatto con un progetto così apprezzato e di qualità. Posso dire, però, che avevo già fatto un’esperienza simile in Russia, dove ho lavorato 6 mesi per un progetto di 12 puntate sui postumi della II Guerra Mondiale. Mi sono così trovato ad affrontare gli stivali di cartone, le steppe desolate, il cirillico, la fame e la fatica. E’ stata un’esperienza durissima, ma molto formativa e ho capito che noi italiani diamo il meglio di noi proprio quando ci troviamo con le spalle al muro, lontani dalla nostra comfort zone.
Alberto Leali