Rami Malek e Gwilym Lee a Roma per presentare alla stampa Bohemian Rhapsody, l’atteso film sulla storia dei Queen e del loro iconico leader Freddie Mercury, al cinema dal 29 novembre con 20th Century Fox
“Potete immaginare quanto sia stato difficile, negli occhi di tutti Freddie era e rimane un Dio della musica“: è con emozione che il protagonista Rami Malek ricorda l’esperienza di Bohemian Rhapsody, il film che racconta i primi quindici anni dell’iconica band dei Queen, in uscita il 29 novembre con 20th Century Fox.
Assieme all’attore Gwilym Lee, Malek ha preso parte alla conferenza stampa romana di presentazione del film, raccontando cosa ha significato per lui interpretare uno dei più influenti artisti della storia del rock e uno dei migliori frontman della storia della musica: Freddie Mercury.
“Per me è stato fondamentale rendere giustizia a Mercury, infatti per un anno e mezzo ho preso lezioni di canto e di piano e sono stato seguito da un coreografo e da un coach, per apprendere i suoi movimenti e perfino il suo accento“, racconta l’attore.
Anche Gwilym Lee ha ammesso la difficoltà di calarsi nei panni di Brian May, uno dei migliori chitarristi di tutti i tempi, con cui si è anche più volte confrontato sul set, facendo tesoro dei suoi consigli.
“Devo molto all’appoggio di Brian, perché mi intimidiva molto dover interpretare un personaggio così amato – rivela Lee – Ho dovuto innanzitutto dimostrare di saper suonare la chitarra come se non facessi altro nella vita e poi diventare May all’esterno. A tal proposito, quando mi ha visto per la prima volta nei suoi panni, mi ha fissato per pochi attimi: aveva di fronte se stesso più giovane. Poi dopo qualche minuto di silenzio mi ha sistemato la parrucca e corretto alcuni dettagli del look. Non mi sono mai sentito giudicato da lui, ma ho fatto davvero tesoro dei suoi consigli. Una volta mi disse di non dimenticarmi che lui era una rockstar, invitandomi a non appoggiarmi troppo sulla somiglianza fisica, ma a metterci anche lo spirito e l’ego di una vera rockstar“.
Riguardo invece alla difficoltà di entrare nell’animo di Freddie Mercury, Rami Malek racconta di aver cercato aspetti della sua vita che lo avvicinavano al personaggio: “Tutti conoscono l’aspetto macho, audace, impertinente di Mercury, ma quasi nessuno la sua parte più intima. Io personalmente non conoscevo alcuni aspetti della sua vita privata, come ad esempio che avesse avuto una fidanzata, Mary Austin, o che il suo vero nome fosse Farrokh Bulsara, nato a Zanzibar e in fuga verso l’Inghilterra. Ci accomuna certamente il fatto di essere due immigrati in cerca della nostra identità. Anche la mia famiglia infatti si è trasferita dall’Egitto in America ed è proprio da questo aspetto che ho iniziato la mia ricerca. Certo è che ogni scena è stata difficile da girare, perché cercavo di immedesimarmi completamente in Freddie, chiedendomi di continuo: “Lui cosa avrebbe fatto in questa situazione?“”.
L’epocale concerto del Live AID con cui inizia e termina il film è stato messo in scena con la presenza e l’aiuto costanti dei Queen. “Grazie a quella scena abbiamo sviluppato un nostro linguaggio, con il quale poter comunicare e interagire. Roger Taylor e Brian May hanno studiato dettagliatamente il palco e la ricostruzione è stata incredibilmente accurata“, racconta Gwilym Lee.
“E’ stata la prima scena che abbiamo girato e ogni giorno ci confrontavamo con una canzone nuova – prosegue Rami Malek – Poi ho chiesto di interpretare tutte le canzoni in sequenza, come è accaduto realmente durante il concerto. Abbiamo sentito uno straordinario crescendo di energia, che ci ha fatto capire cosa e quanto fosse significato quel concerto per i Queen. Da quel momento in poi abbiamo dato il massimo nella lavorazione del film“.
Decollato grazie alla sua interpretazione di Ahkmenrah nella saga di Una notte al museo e di Elliot Alderson nella pluripremiata serie televisiva Mr. Robot, per la quale si aggiudica anche un Emmy come miglior attore, Rami Malek ritiene il ruolo di Freddie Mercury il più importante della sua carriera.
“Ci sono situazioni in cui devi accettare un ruolo, perché hai le bollette da pagare, ma io ho sempre cercato parti che mi rendessero orgoglioso, che mi permettessero di dare un minimo di contributo al personaggio e alla storia – afferma l’attore – A maggior ragione, oggi non accetto ruoli fini a se stessi o con l’unico fine di non farmi dimenticare dal pubblico. Ho sempre amato la sfida, e il ruolo di Freddie è sicuramente la più grande che ho affrontato“.
La lavorazione di Bohemian Rhapsody è stata parecchio tribolata, specie in seguito al licenziamento del regista Bryan Singer a pochi giorni dalla fine delle riprese, sostituito poi da Dexter Fletcher, escluso però dai credits del film. Ma Malek e Lee dichiarano che questo aspetto non avuto grande impatto sul loro lavoro, che sono cose che accadono e che da professionisti si sono adattati.
Alberto Leali