Raffaella Carrà e Lucia Bosé omaggiate dall’Ambasciata di Spagna nell’ambito dell’evento Pop y Protesta all’Auditorium Parco della Musica. “In Spagna ho portato la libertà, che è la cosa più importante della vita“, racconta il caschetto biondo più amato dagli italiani, e non solo
Si è svolto ieri pomeriggio all’Auditorium Parco della Musica l’evento Pop y Protesta che ha messo a confronto i fenomeni pop in Spagna e in Italia, sottolineando la grande influenza culturale che ebbero in entrambi i Paesi la musica, la televisione e il cinema dagli anni ’60 in poi.
Nell’ambito dell’evento, si è reso omaggio alle figure più rappresentative dell’epoca Lucia Bosé e Raffaella Carrà, insignite dall’ambasciatore di Spagna in Italia, a nome e per conto del Re di Spagna Felipe VI, dell’onorificenza di Dama al Orden del Mérito Civil.
Un’occasione più unica che rara quella di vedere sullo stesso palco due artiste amatissime ed iconiche, rivoluzionarie e controcorrente, che hanno anche partecipato ad una interessantissima tavola rotonda assieme ad altri personaggi che, in seguito, hanno segnato la storia della musica e della televisione spagnola come Paco Clavel, Olvido Gara (Alaska), Juan Sánchez, e Alejo Stivel (Tequila).
La Carrà, in un elegante smoking dal taglio maschile, disegnato in esclusiva per lei da Guillermo Mariotto, direttore creativo di Gattinoni, si mostra felice ed emozionata di ricevere un riconoscimento così importante dalla Spagna: “Nutro per la Spagna e il suo popolo un amore antico, che viene da lontano. Quando mi dicono: “Tu eres de los nuestros”, una frase che non riservano certo a tutti, mi si riempie il cuore di gioia. Ho scoperto molti aspetti del loro carattere simili ai nostri”.
“Tutte le donne spagnole sognavano di essere Raffaella Carrà – dice Lucia Bosé -. Una donna moderna, libera che sa ballare e scuotere la testa. Lei è stata la vera rivoluzione per la Spagna; io non ho rivoluzionato nulla, mi sono solo sposata con un torero e ho partorito Miguel Bosé. Quando sono arrivata in Spagna le donne erano tremende: indossavano tutte lo chignon, non avevano la macchina, non portavano i pantaloni, non fumavano. La musica italiana è sempre stata molto amata in Spagna, basti pensare ai Matia Bazar, Gigliola Cinguetti, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Patty Pravo, Milva. Ma la vera rivoluzione è stata Raffaella che ha cambiato le donne spagnole“.
Raffaella Carrà e Lucia Bosé all’Auditorium Parco della Musica
“Sono arrivata in Spagna nel ’72, faceva un freddo cane ma la gente stava fuori a bere; Franco era morto da pochissimo tempo e tutti festeggiavano la democrazia. Mi sono trovata immersa in questa euforia” – racconta Raffaella Carrà. Lei, che in Spagna ha avuto un successo travolgente, invidiata e ammirata dalle più grandi star della musica spagnola, perché portatrice di qualcosa di inedito e diverso.
“In Spagna ho portato la libertà, che è la cosa più importante della vita – prosegue Raffaella -. Ero italiana e all’epoca il mio Paese era più libero e democratico del loro. La tv spagnola è pazzesca, rispetto a quella italiana diffonde i suoi contenuti in tutta l’America Latina e poi c’è un intero continente che parla lo spagnolo. L’Italia ha delle eccellenze incredibili, ma ci vuole un tantino più di organizzazione“.
E il famoso ombelico scoperto che ha rivoluzionato la tv italiana? “In realtà è stato tutto casuale – dice la Carrà – perché con l’ombelico di fuori andavano in giro tutte le ragazze d’estate, la differenza è stato solo farlo in televisione. In Italia ho avuto più problemi a far accettare il “Tuca Tuca”, che è diventato un successo enorme grazie all’aiuto di Alberto Sordi, a cui ho chiesto di ballarlo durante Canzonissima. In Spagna, invece, il successo è partito con Tanti auguri, A far l’amore comincia tu e Rumore. Lì ho portato i costumi che usavo in Italia e la voglia di lasciare libero il fisico, con i colpi di testa, i capelli non laccati e la libertà di scatenarsi ballando“.
Sulla domanda che molti si chiedono, ovvero se rivedremo presto Raffaella in tv, lei ha risposto: “Nella vita mi piace vivere la normalità: viaggiare, mangiare, stare con gli amici, da buona emiliana. In realtà all’inizio volevo fare un lavoro dietro le quinte e non davanti, infatti non amo nemmeno truccarmi. Ma quando mi piace qualcosa divento un’altra persona. La semplicità ti aiuta a non avere l’ossessione della fine della carriera; non ho l’ansia di apparire in tv, lo faccio solo quando sento il bisogno di regalare qualcosa di bello e speciale“.
Alberto Leali