Sarà la leggenda del jazz e della musica mondiale Quincy Jones ad aprire l’Umbria Jazz 2018 con un concerto che celebrerà i 60 anni della sua carriera. Ecco cosa ha raccontato alla stampa romana
E’ l’icona del jazz e della musica mondiale Quincy Jones ad aprire la 45esima edizione dell’Umbria Jazz, con un concerto, il 13 luglio, che si prevede memorabile. L’Umbria Jazz Orchestra, diretta da John Clayton con il supporto di Nathan East e Harvey Mason e con gli arrangiamenti originali di Jones, eseguirà gli indimenticabili brani del suo repertorio, per celebrare i 60 anni della sua straordinaria carriera.
Sul palco dell’Arena Santa Giuliana di Perugia si alterneranno alcuni degli artisti che hanno collaborato con lui, da Patti Austin a Noa, da Dee Dee Bridgewater ai Take 6, da Alfredo Rodrigez a Paolo Fresu. E proprio al trombettista italiano Jones dedica parole di lode, ricordando anche altri importanti personalità della musica italiana che hanno segnato i suoi ricordi più belli: Piero Piccioni, Romano Mussolini, Armando Trovajoli e Ennio Morricone. “Mi sento benedetto per aver potuto frequentare tutti i più grandi musicisti del mio tempo – dice alla conferenza stampa romana – Lo considero un dono divino. Mi sento un po’ un erede di Michelangelo“.
Quincy Jones torna in Italia a distanza di quattordici anni da We are the future, l’evento da lui promosso e ospitato a Roma per aiutare i bambini delle zone di guerra. Il jazz è sempre stato al centro della sua vita, perché per lui “significa libertà di improvvisare, di movimento, di espressione”. Sottolinea, però, di essersi avvicinato in vita sua ad ogni tipo di musica: “Con Ray Charles, da ragazzini, suonavamo di tutto pur di guadagnare qualche soldo, jazz, classica, rhythm’n’blues… Anche questo infatti è un approccio jazz“.
Non a caso, per il grande pubblico Quincy Jones è noto per aver prodotto i tre album di maggiore successo di Michael Jackson, tra cui il cult Thriller: “All’epoca ho ricevuto critiche molto forti per essermi accostato a quel disco, ma non mi è importato, perché in tutta la mia carriera non ho mai pensato al successo. Anche se poi il caso ha voluto che Thriller vendesse 130 milioni di dischi. Ma questo è un altro discorso“.
Per Quincy Jones, però, ciò che è più importante è “ricordarsi sempre di rimanere legati alle proprie radici e sapere da dove arriva la musica che suoniamo. I miei eroi, che son diventati poi anche miei colleghi, sapevano perfettamente da dove nasceva la musica che suonavano. Molti pensano, per esempio, che l’hip hop sia nato 30 anni fa. Beh, non è affatto così, perché ha una storia di circa mille anni ed è nato dalla commistione di suoni già esistenti. E’ un peccato che in America non ci sia un Ministro della Cultura: potrebbe spiegare che la break dance viene dalla capoeira brasiliana“.
Quincy Jones ha, infine, allietato i giornalisti presenti in conferenza con spassosi aneddoti: “Ricordo quella volta che insieme a Bono Vox e Bob Geldof andammo a far visita a Papa Wojtyla a Castel Gandolfo per far cancellare il debito dei paesi in via di sviluppo. Lì notai le scarpette rosse del Papa e commentai ad alta voce a Bono: “Guarda, il Papa ha le scarpe da pappone”. Wojtyla mi sentì, ma fortunatamente ci rise sopra“.
Roberto Puntato