Giacomo appartiene a una famiglia della ricca borghesia romana. Quand’era ancora un bambino, suo padre si è suicidato, lasciando un vuoto che il figlio ha cercato di colmare interessandosi all’esoterismo e alle filosofie orientali. Quando un presunto guru gli comunica che il padre si è reincarnato in un certo Mario Pitagora, Giacomo corre a cercarlo e si imbatte in un imbroglione pieno di debiti che non mancherà, almeno inizialmente, di sfruttare la situazione a suo vantaggio.
Partendo da un assunto metafisico come quello della reincarnazione, il secondo film da regista di Edoardo Falcone, dopo il buon successo di critica e pubblico di ‘Se Dio vuole’ con la coppia Alessandro Gassman/Marco Giallini, è incentrato, pur nelle cadenze di commedia, sulla difficoltà di crescere e di elaborare un lutto. Il personaggio di Giacomo, ben scritto oltre che ben interpretato da Fabio De Luigi, risulta credibile e mai mera macchietta comica: Giacomo è infatti un uomo colto e generoso, timido e sensibile, un’anima pura che vive una sua realtà ovattata e staccata dal vero contesto storico e sociale. Per rendere tutto ciò, Falcone ha giocato di sottrazione, limando la recitazione comica dell’attore e regalando a De Luigi un ruolo molto più misurato.
Stesso discorso vale per il bravissimo Elio Germano, ormai una delle garanzie del nostro panorama attoriale: abituato a ruoli molto drammatici, l’attore è invece qui alle prese con la figura di un cialtrone opportunista e sempre pieno di debiti che vive un rapporto controverso con i membri della propria famiglia (un po’ un compendio dei personaggi della commedia italiana anni ’50). La commedia di Falcone è divertente e riuscita in quanto si sforza di non cedere a soluzioni narrative scontate, nonostante l’immancabile gioco di bugie, equivoci e paradossi; merito, finalmente, di una sceneggiatura ben scritta, che pur partendo dal solito confronto fra protagonisti opposti, ormai un topos della commedia italiana dei nostri tempi, offre più di una sequenza riuscita e qualche riflessione interessante (il ruolo del denaro nelle nostre vite, la difficoltà di crescere e di superare i traumi infantili, il valore del rispetto e della solidarietà, la necessità di rischiare e di vivere di petto il presente…).
Oltre ai due protagonisti, che si rivelano un’accoppiata affiatata, notevoli sono anche le partecipazioni dei comprimari, fra cui spiccano una adorabile Stefania Sandrelli, in un ruolo che le è perfettamente congeniale, la sempre brava Isabella Ragonese, nei panni di una manager all’apparenza dura ma in realtà dall’animo sensibile, un imbranato e simpatico Massimo De Lorenzo, un impostato Eros Pagni e un perfino inedito Philippe Leroy. Chiaramente non ci troviamo di fronte a un prodotto che resterà agli annali, ma la commedia è garbata, spigliata, leggera, molto divertente: una piacevole e inattesa sorpresa, specie considerando i deludenti film italiani visti di recente.
Alberto Leali