Arturo (Vinicio Marchioni), chef stellato finito in carcere per rissa, deve scontare la pena ai servizi sociali tenendo un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici, dove lavora la sensibile psicologa Anna (Valeria Solarino). Qui si fa subito notare, per le sue spiccate doti culinarie, il giovane Guido (Luigi Fedele), un ragazzo con la sindrome di Asperger. Quando questi verrà scelto per partecipare ad un talent culinario, sarà proprio Arturo che dovrà accompagnarlo come tutor. Sarà l’inizio di una amicizia che cambierà le loro vite.
Quanto basta è uno di quei film che, pur percorrendo strade già ampiamente battute dal nostro cinema, è dotato di una grazia e di un equilibrio che lo rendono prezioso.
Tutto funziona, infatti, nel quarto lungometraggio di Francesco Falaschi, che racconta una sensibile storia d’amicizia tra un uomo in crisi con se stesso e in cerca di una seconda chance e un ragazzo autistico che insegue quel sogno che può cambiargli la vita.
Due personaggi apparentemente agli antipodi, ma che in realtà condividono, oltre alla passione per la cucina, la stessa difficoltà a relazionarsi con gli altri e a rispettare le convenzioni sociali: due “diversi” che troveranno uno nell’altro il coraggio di seguire la strada giusta, ridefinendosi come persone e aprendosi alla vita.
Arturo e Guido sono due personaggi che conquistano subito, perché descritti a tutto tondo e senza forzature dall’accurata sceneggiatura a otto mani firmata da Falaschi, Ugo Chiti, Filippo Bologna e Federico Sperindei.
Uno dei meriti principali di Quanto basta è proprio quello di emozionare senza ricorrere a melensaggini o pietismi, ma attraverso la purezza dei sentimenti, la poesia del quotidiano, la schiettezza di gesti e parole.
Non a caso, il film è un inno a vivere la vita con semplicità (“Il mondo ha più bisogno di uno spaghetto al pomodoro che di un branzino al cioccolato” diventa il motto dei protagonisti), a non avere paura di seguire i propri sogni, a non respingere la diversità, ma a coglierne la bellezza.
Anche il tema della malattia, la poco conosciuta sindrome di Asperger, è trattato con perizia e delicatezza: il merito maggiore va però alla straordinaria interpretazione del giovane Luigi Fedele, già apprezzato in Piuma, che si cala nella parte con una sensibilità e un realismo impressionanti.
Mescolando road movie, buddy film e feel good movie, la commedia agrodolce di Falaschi è uno di quei film che, una volta usciti dalla sala, ti fanno sentire meglio, donandoti quella carica di positività che riscalda il cuore.
Alberto Leali