Dall’8 all’11 febbraio al Teatro India, Amedeo Fago con POUILLES – LE CENERI DI TARANTO intreccia le proprie radici familiari con due secoli della grande storia, dall’Europa in guerra alla Taranto dei nostri giorni, schiacciata dall’industria siderurgica, una produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Viaggio nel racconto di una famiglia, dalla ricostruzione delle sue origini, per descrivere storie e fondamenta della nostra nazione: un’autobiografia poetica che smuove le “ceneri” del passato proiettandole verso il futuro.
Tutto inizia nel 24 ottobre 1917, data della disfatta di Caporetto, e da una foto ritraente una festa di famiglia avvenuta proprio in quel giorno. Uno alla volta i personaggi che appaiono nella fotografia prendono vita e si raccontano componendo il quadro di una borghesia di provincia che vive con passione e impegno la costruzione sociale e culturale della Nazione. Fino all’incontro dell’autore con lo sconosciuto giovane padre, che ribalta la prospettiva del racconto, coniugando il passato al futuro.
Così, attraverso una dialettica feconda tra immagini reali e immagini virtuali, Amedeo Fago – autore e regista, anche interprete con Giulio Pampiglione – fonde sulla scena cinema e teatro, tempo reale e tempo narrativo, per un racconto affidato alla voce fuori campo dell’autore-narratore che mescola il romanzo familiare alla storia passata e recente con l’ausilio di video e nuove tecnologie. Un casuale ritorno a Taranto, città d’origine della famiglia paterna, e una visita, nell’antico cimitero, alla tomba di famiglia, danno lo spunto all’autore per costruire un percorso narrativo in cui le vicende private, emerse da un lungo lavoro di ricerca in archivi personali, si intrecciano con la storia d’Italia, dagli anni della sua nascita come regno sabaudo fino all’odierna crisi post industriale. È un percorso che ha come fulcro una riunione di famiglia per l’onomastico del nonno, il 24 ottobre 1917, immortalata da una fotografia in cui i due anziani genitori sono circondati dalle tre figlie femmine e dai sette figli maschi quattro dei quali impegnati su diversi fronti della “grande guerra”. Quella data resterà nella storia d’Italia come quella della disfatta di Caporetto. «E forse quella riunione di famiglia salvò la vita ai quattro giovani ufficiali che per l’occasione avevano avuto una licenza.
Pouilles – Le ceneri di Taranto è uno spettacolo che è nato tante volte nella mia mente, senza che lo sapessi; covava come la brace sotto la cenere in attesa che qualcuno ci soffiasse sopra per fare accendere il fuoco. L’ho inseguito per anni, nella mia attività drammaturgica – racconta Amedeo Fago – Di una cosa sono certo: che il lungo lavoro di ricerca, che sta dietro la necessaria sintesi teatrale, è stata per me un’esperienza di straordinaria importanza, non solo per lo studio e la conoscenza di una storia familiare e della storia tout court, ma per il profondo senso di realizzazione umana che la ricreazione di tante vicende personali scaturite da tracce di memoria (lettere, appunti, diari e fotografie) con cui sono venuto in contatto, ha determinato in me». Così, si parte da Taranto per un viaggio attraverso due secoli: alle gioie e ai drammi della famiglia fanno eco gli eventi della grande Storia, dall’Italia nascente all’Europa in guerra, fino all’industria siderurgica che schiaccia la vecchia Taranto e le regala un tasso d’inquinamento tra i più alti d’Europa, col suo corredo di malattia e di morte.
Lo spettacolo – presentato nel 2015 in versione italiana al Teatro Vascello di Roma per “Le vie dei Festival”, dopo lo straordinario successo riscosso a Parigi al Théâtre Gerard Philippe – si inserisce nel percorso di stagione IL DOVERE DELLA MEMORIA, al centro della scena il ricordo e il confronto con la nostra eredità storica affinché anche le nuove generazioni ne diventino testimoni.
Tra le produzioni all’India: Perlasca di Alessandro Albertin; il monologo su Primo Levi con Jacob Olesen; Dieci storie proprio così, qui al suo terzo atto, ideato da Giulia Minoli e diretto da Emanuela Giordano, diventa un festival di confronto cittadino per sviluppare una “ragionata” provocazione su come l’infiltrazione delle mafie stia cambiando il profilo dell’Italia; ritorniamo agli anni di piombo con Viva l’Italia – Le morti di Fausto e Iaio, di Roberto Scarpetti. Tra le proposte in programma: Shoa, frammenti di una ballata di e con Fabrizio Saccomanno e Redi Hasa, storie di adolescenti al tempo della Shoah; La Primavera di Praga di Jitka Frantova, moglie del politico ceco Jiri Pelikan, in prima linea contro l’invasione dei carri armati russi nel 1968; Tante facce nella memoria sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, regia di Francesca Comencini. Ad Aldo Moro è dedicata una maratona di proposte, a 40 anni dalla sua tragica morte.
Zerkalo Spettacolo