Applaudito da oltre 17.000 spettatori per 31 repliche nella scorsa stagione e recentemente premiato da un doppio Ubu, lo spettacolo torna in scena dal 17 al 26 gennaio
Dopo il successo del pasoliniano Ragazzi di vita, l’acclamata e pluripremiata prova registica del 2016 firmata Massimo Popolizio, il grande attore torna a mettere in scena un testo classico dai tratti di rovente e stringente attualità, UN NEMICO DEL POPOLO di Henrik Ibsen.
Lo spettacolo, una produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, applaudito da oltre 17.000 spettatori per 31 repliche nella passata stagione, è stato recentemente premiato con un doppio Ubu al miglior spettacolo 2019 e alla migliore attrice protagonista Maria Paiato, in scena in panni maschili.
Con il classico ibseniano Massimo Popolizio restituisce con slancio, modernità e senso della parodia lo scontro tra fratelli, la corruzione del potere e la contaminazione ambientale, raccontando con spietata lungimiranza il rischio che ogni società democratica corre quando chi la guida è corrotto, e la maggioranza soggiace all’autorità pur di salvaguardare l’interesse personale.
Popolizio sceglie di ambientare la vicenda non nella Norvegia del 1882, ma in un’immaginaria contea americana degli anni Venti. Nella cittadina è stato costruito uno stabilimento termale che rappresenta il riscatto per il territorio, offrendo lavoro agli abitanti di un paese depresso economicamente. Ma sorge un conflitto politico e morale che contrappone due fratelli: il medico Thomas Stockmann, interpretato dallo stesso Popolizio, direttore dello stabilimento, e il sindaco Peter Stockmann, una sublime e leggiadra Maria Paiato. Thomas scopre che le acque termali sono causa di inquinamento, Peter, politicamente insabbiatore, tenta invano di convincerlo che la sua denuncia porrà fine ai sogni collettivi di benessere.
Il racconto è popolato dai personaggi – dodici attori al fianco dei protagonisti, in costante equilibrio su note di tenerezza e umanità – che sembrano vivere in apparente armonia, ma la cui esistenza sarà irrimediabilmente “inquinata”, come le acque sulle quali si basa l’economia e la prosperità della cittadina.
«Che fare? Chiudere le terme in attesa di una bonifica, con il conseguente danno economico, o persistere nel promuoverle, assicurando lo sviluppo di tutta la città? Non si tratta di un confronto di due posizioni – racconta Massimo Popolizio – quanto piuttosto dello scontro tra due punti di vista. “Saremo tutti d’accordo nell’affermare che sulla faccia della terra gli imbecilli costituiscono la maggioranza. Allora perché dovremmo farci comandare dalla maggioranza?”, così provoca il Dr. Stockmann per Ibsen: le regole della vita di una democrazia, con i suoi paradossi, mi sembrano di grande interesse per questi tempi. Quando questa esigenza incontra un testo del passato, forte e attuale come Un nemico del popolo di Ibsen, la sfida della messa in scena diventa attiva, alla ricerca di un’efficacia nel raccontare, e ricettiva, per ascoltare e apprendere ciò che un’opera così densa ancora oggi ci svela sul potere, la corruzione, il bene comune e l’interesse personale»
«Ho scelto di condividere questo progetto con attori con cui ho già lavorato in passato – continua il regista – e che hanno in comune con me un certo tipo di impostazione: quello di essere interpreti di personaggi in una storia. Un nemico del popolo è un testo che, rispetto ad altri della produzione di Ibsen, non possiede personaggi dalla psicologia articolata. Sono piuttosto dei caratteri e come tali vanno trattati. Senza fare degli azzardi drammaturgici, ci troviamo davanti ad un testo che scivola quasi nell’espressionismo. Con i miei compagni di scena cercherò di mettere in luce proprio questo, la natura di un dramma che presenta molti punti di vista, molte verità diverse. Ognuno dei quali espresso in modo molto chiaro e netto dai personaggi della storia».
Lo spettacolo – che prosegue il suo viaggio con una lunga tournée nei maggiori teatri italiani – vince un’enorme sfida, non scontata e con risultati d’eccezione: dare vita a un testo di fine Ottocento e far sì che incontri l’entusiasmo degli spettatori di oggi.