Nel cast Nell Tiger Free, Tawfeek Barhom, Sonia Braga, Ralph Ineson e Bill Nighy
Omen – L’origine del Presagio, il nuovo horror psicologico 20th Century Studios prequel della classica saga horror, arriva il 4 aprile nelle sale italiane.
Quando una giovane donna americana viene mandata a Roma per iniziare una vita al servizio della Chiesa, incontra un’oscurità che la porta a mettere in discussione la sua stessa fede e a scoprire una terrificante cospirazione che spera di far nascere l’incarnazione del male.
Omen – L’origine del Presagio è interpretato da Nell Tiger Free (Servant), Tawfeek Barhom (Maria Maddalena), Sonia Braga (Il bacio della donna ragno), Ralph Ineson (The Northman) e Bill Nighy (Living).
Il film è diretto da Arkasha Stevenson ed è basato sui personaggi creati da David Seltzer (Il presagio), con un soggetto di Ben Jacoby (Bleed) e una sceneggiatura di Tim Smith & Arkasha Stevenson e Keith Thomas (Firestarter). David S. Goyer (Hellraiser) e Keith Levine (The Night House – La casa oscura) sono i produttori, mentre Tim Smith, Whitney Brown (Rosaline) e Gracie Wheelan sono i produttori esecutivi.
Recensione a cura di Ilaria Berlingeri
Chi si reca al cinema credendo di assistere al solito prequel di scarso interesse che cerca di sfruttare la fama di un classico dell’orrore, dovrà ben ricredersi. Omen – L’origine del presagio è, a sorpresa, un prodotto convincente e maturo, teso e angoscioso.
Un film che dimostra di conoscere bene la saga d’origine, ma anche di lavorare egregiamente sugli archetipi dell’horror classico, non mancando altresì di inserire tematiche moderne.
Il fulcro del film diretto da Akasha Stevenson è la storia di una donna che sta per diventare suora, ma che sente qualcosa dentro di sé che collide con la sua vocazione. Il suo è un cammino di risveglio, di rinascita sessuale. E il film radica sapientemente nel suo corpo sessualizzato la fondazione del male del film d’origine, come se la protagonista fosse una moderna Madonna anti-virginale. Suggerisce, così, come sia la deviazione stessa dalla missione ecclesiastica a generare il male, dipingendo la Chiesa come un’istituzione che culla il seme della più nefasta corruzione.
Nelle due densissime ore, allo spettatore non è lasciata tregua, ponendolo in costante simbiosi con la Margaret di un’ottima Nell Tiger Free, già apprezzata nella serie The Servant.
Ma questo Omen si distingue dai soliti horror odierni anche per l’accurata ricostruzione d’ambiente (la Roma degli anni ‘70 durante le proteste studentesche), la bella fotografia, gli splendidi costumi di Paco Delgado, il sapiente montaggio di Bob Murawski, l’incisiva colonna sonora. Ma anche perché ha il coraggio di rischiare soluzioni stilistiche ben più raffinate della media, senza ricorrere all’espediente dei jumpscare, divenuto la cifra dominante del genere negli ultimi anni.
Ricco di riferimenti a tutta la saga, ma altresì capace di funzionare autonomamente reggendosi sulle proprie gambe, è un film che sopperisce a una sceneggiatura un po’ abbozzata lavorando sull’atmosfera e sulla parte visiva, con una cura maniacale per i dettagli e mescolando un immaginario molto materiale da horror anni ‘80 con riusciti guizzi politici e fantastici.
Sicuramente uno degli esordi horror più promettenti degli ultimi anni, capace di indagare e rilegittimare la mitologia della saga d’origine.