Nureyev (Oleg Ivenko) è una stella della danza classica in Unione Sovietica, pronto a recarsi a Parigi insieme ad altri membri del prestigioso Kirov Ballet Company. La tournée entusiasma il pubblico parigino e Nureyev stringe amicizia con Pierre Lacotte (Raphaël Personnaz), ballerino e coreografo dell’Opéra, e di Clara Saint (Adèle Exarchopoulos), fidanzata dello scrittore e figlio del Ministro della Cultura André Malraux. Nureyev suscita, però, anche i sospetti del KGB, che, a causa del suo carattere ribelle e anticonformista, decide, all’aeroporto di Le Bourget, di impedirgli di partire per Londra, e di rimpatriarlo immediatamente in Unione Sovietica. Disperato, il ballerino chiede aiuto ai suoi amici, decidendo di disertare e di chiedere asilo politico in Francia. Contemporaneamente a Mosca viene condannato in contumacia per alto tradimento.
Giunto alla sua terza regia, Ralph Fiennes parte dalla biografia di Julie Kavanagh, Rudolf Nureyev: The Life, per raccontare uno dei più grandi danzatori del XX secolo.
Grazie all’apporto della sceneggiatura di David Hare, si concentra, così, su tre momenti della vita del “corvo bianco”: l’infanzia, l’ascesa come ballerino in URSS e la permanenza a Parigi durante la Guerra Fredda, che sfocerà nell’episodio che cambierà per sempre il suo destino.
Fiennes opta per il ritratto più intimo e meno popolare del ballerino e ci mostra i suoi tormenti, la sua ambizione implacabile, la sua fame di conoscenza, il suo carattere intrepido e fuori dagli schemi.
Dall’infanzia sofferta nella città sovietica di Ufa al suo emergere come studente di ballo a Leningrado, fino al suo arrivo nel centro della cultura occidentale, Nureyev – The White Crow ripercorre con accuratezza il viaggio di un artista che ha trasformato per sempre il mondo della danza.
La scelta di Oleg Ivenko, ballerino russo della Tatar State Opera & Ballet, si dimostra convincente nel tratteggiare le ruvidità caratteriali di Nureyev, ma ottimo risulta anche Ralph Fiennes nei panni di Pushkin, insegnante che gioca un ruolo fondamentale nella formazione del danzatore.
Pur non allontanandosi dalla struttura classica del biopic, Nureyev – The White Crow si distingue per l’attenta e meticolosa ambientazione, ma anche per l’ammirevole eleganza formale, a cui contribuiscono fotografia, scenografia e costumi.
Meritevole, seppur rischiosa, è la scelta di non procedere linearmente nella narrazione, ma di far ricorso costante ai flashback, che frammentano la vicenda, ma la rendono dinamica, sinuosa e stratificata.
Il film di Fiennes riesce dunque nella non facile impresa di rendere sullo schermo la personalità inquieta e libera di Nureyev, non perdendo mai di vista il contesto storico, politico e culturale: ne deriva, così, un film pregnante, stimolante ed esauriente.
Nureyev – The White Crow sarà nelle sale italiane dal 27 giugno distribuito da Eagle Pictures.
Alberto Leali