Al cinema dal 1° gennaio 2025 con Universal Pictures. Nel cast Bill Skarsgård, Nicholas Hoult, Willem Dafoe e Lily-Rose Depp
Nosferatu di Robert Eggers è una rivisitazione audace e ipnotica del celebre film muto del 1922 diretto da F.W. Murnau. Eggers apporta il suo stile distintivo — una fusione di atmosfere inquietanti, precisione storica e tensione psicologica — a un classico del cinema del terrore, rendendo la sua opera rispettosa delle radici e al contempo innovativa nella visione.
La trama resta sostanzialmente quella del film originale: un uomo, Hutter, si reca in Transilvania per vendere una casa al misterioso conte Orlok, che si rivelerà essere un vampiro, ossessionato e legato da un patto primordiale alla sua giovane moglie Ellen. La permanenza dell’ospite al Castello diventa ben presto una discesa nell’orrore, essendo costretto a confrontarsi con le oscure forze che minacciano lui e la sua famiglia.
Eggers, noto per lavori di pregio come The Witch e The Lighthouse, arricchisce la sua interpretazione di Nosferatu di una profondità psicologica che va ben oltre il semplice racconto di terrore. La tensione, infatti, è palpabile e scaturisce da un’intensa combinazione di elementi soprannaturali e psicologici, dove l’orrore non è solo una questione di minaccia fisica, ma una costante erosione della sanità mentale, dell’identità e della realtà stessa. Un’atmosfera di ansia e inevitabilità permea ogni fotogramma, creando un’esperienza che colpisce lo spettatore non solo sulla base di ciò che vede, ma soprattutto di ciò che percepisce e teme.
Uno degli aspetti più affascinanti del film è la reinterpretazione psicologica del conte Orlok, interpretato da un impeccabile Bill Skarsgård, che diviene una figura molto più enigmatica e dolorosa rispetto a quella unidimensionale del vampiro di Murnau.
Per Eggers, Orlok non è solo una creatura mostruosa e malefica, ma è intrinsecamente legato alla solitudine e alla sofferenza. Una rappresentazione primordiale e disturbante del male puro, ma altresì un’entità maledetta che sembra soffrire della propria condizione immortale.
Nella versione di Eggers, il Conte incarna, però, anche il desiderio in tutte le sue forme oscure e corrotte. Il suo legame con Ellen, infatti, è carico di tensione sessuale e psicologica, con il vampiro che esercita sulla vittima un fascino morboso, che è al contempo attrazione e distruzione. In questo senso, Orlok non è solo una creatura malvagia, ma una figura che agisce come un catalizzatore per la tragedia e la decadenza.
Skarsgård, che aveva già guadagnato notorietà per il ruolo di Pennywise in It, porta un’energia inquietante nel personaggio, ricalcando l’iconica figura del vampiro, ma con una sensibilità moderna e psicologicamente più complessa. La sua performance si distingue per la capacità di evocare terrore con una presenza silenziosa e minacciosa, avvolta in una luce fredda e distorta che amplifica la sua disarmante fisicità. Piuttosto che puntare su un’interpretazione urlata o viscerale, Skarsgård usa il corpo e i movimenti per creare una sensazione di alienazione e paura.
L’attore si immerge completamente nel personaggio, con una postura rigida, movimenti lenti e occhi che trasmettono una terribile intensità. Nonostante il suo volto sia trasformato dal trucco e dalle protesi (che evocano la figura deforme e cadaverica di Nosferatu), Skarsgård riesce a conferire profondità emotiva al personaggio, soprattutto nelle sue interazioni con l’oggetto del desiderio Ellen (Lily-Rose Depp) e con suo marito Hutter (Nicholas Hoult).
Nicholas Hoult, dal canto suo, interpreta l’ambizioso Hutter, che si avventura nella Transilvania oscura per vendere la casa a Orlok, nonostante le ritrosie della moglie Ellen. La sua interpretazione è caratterizzata da un misto di vulnerabilità e determinazione: Hutter è, infatti, un uomo costretto a confrontarsi con forze che non comprende.
La sua performance è sottile, spesso in bilico tra l’istinto di sopravvivenza e l’incapacità di comprendere pienamente il male che sta affrontando. Nonostante Hutter, in quanto uomo razionale, sembri inizialmente restio a credere ai fenomeni soprannaturali che lo circondano, Hoult riesce a trasmettere con grande efficacia l’angoscia crescente che il personaggio vive, man mano che la situazione diventa sempre più enigmatica e terrificante.
Il contrasto tra la sua apparenza di uomo ordinario e le situazioni sempre più grottesche che affronta permette a Hoult di esplorare una gamma emotiva complessa, dalla paura crescente alla lotta per comprendere un mondo che sfida ogni logica. Il suo Hutter è un personaggio che si trova ad affrontare le proprie paure più profonde e l’inevitabile discesa in un incubo impossibile da fermare. Hoult riesce, così, a far sentire lo spettatore coinvolto nel suo tormento interiore: la sua discesa nella follia, man mano che il male di Orlok prende piede, è palpabile, e la sua chimica con Lily-Rose Depp, che interpreta l’amata e tormentata Ellen, aggiunge ulteriore tensione alla narrazione.
Nel Nosferatu di Robert Eggers, la figura di Ellen rappresenta un aspetto centrale e rinnovato della storia, rispetto alla versione originale del film del 1922. Mentre nel Nosferatu di Murnau la giovane è vittima passiva del vampiro, nel progetto di Eggers il personaggio di Ellen acquisisce una dimensione più complessa e protagonista. In un’epoca in cui le donne erano spesso relegate a ruoli marginali, infatti, Ellen rappresenta la forza di chi, pur oppresso, riesce a trasformare la propria vulnerabilità in un’arma contro l’oscurità.
Ellen non è, dunque, solo un oggetto del desiderio o una figura da “salvare”, ma un personaggio con un ruolo cruciale e determinante nella trama: vittima consapevole del male che la circonda, incarna però anche il potere di resistere e di cambiare le cose.
Ellen è fragile, ma allo stesso tempo possiede una forza interiore che si manifesta nelle sue crisi e nella lotta contro le forze oscure che la opprimono. Lily-Rose Depp riesce a trasmettere questa dualità con una performance che oscilla tra il delicato e l’inquietante, enfatizzando la vulnerabilità del personaggio senza mai renderlo semplicemente una vittima passiva. La sua presenza è eterea e malinconica, ma anche attraversata da un’inquietudine crescente, che si riflette nelle sue espressioni e nel modo in cui interagisce con gli altri personaggi: non solo con Hutter e Orlock, ma anche con il dottore specializzato nell’occulto interpretato da Willem Dafoe.
Ellen diviene, infatti, simbolo della vulnerabilità umana di fronte a forze incomprensibili e incontrollabili: le sue sofferenze fisiche si intrecciano con l’occultismo e la predestinazione, trasformandola in una figura che rappresenta la lotta tra la razionalità (simboleggiata dalla figura di Hutter) e l’irrazionalità del soprannaturale (simboleggiata da Orlok).
La connessione tra Ellen e Orlok, infatti, è intrisa di una tensione che va oltre la semplice dinamica di “victima-villain”, poiché la donna è intrappolata tra la paura e il fascino oscuro del Conte. Orlok è una manifestazione del destino maledetto che affligge Ellen, ma anche una personificazione dell’occultismo che la circonda. In questo senso, la donna diventa una figura che incarna il confronto tra l’umano e l’occulto, tra la razionalità e la superstizione.
Da non sottovalutare, inoltre, è la dinamica sessuale che lega Ellen e Orlok, con un focus sui temi del desiderio, della vergogna e della repressione, legati a una carnalità spesso recriminata all’universo femminile (e non solo in epoca vittoriana). Dal canto suo, Orlok è sì un essere mostruoso, ma al contempo esercita un potere seduttivo sulla sua vittima, rappresentando per lei una trasgressione delle norme morali e divenendo il simbolo di un desiderio inconfessabile e pericoloso.
L’interpretazione della Depp si caratterizza, quindi, per una raffinata profondità psicologica, dipingendo Ellen come un personaggio intriso di una tristezza che sembra legata a una forza oscura e inevitabile che pervade tutta la storia. Con la sua sensibilità e il suo carisma, l’attrice riesce a rendere credibile il conflitto interiore del suo personaggio, intrappolato tra la sofferenza fisica, che diviene tragico atto di resistenza, e la consapevolezza della sua ineluttabile connessione con Orlok e del destino che l’attende.
Notevole, inoltre, è Willem Dafoe nel ruolo di Albin Eberhart Von Franz, uno scienziato caduto in disgrazia e specializzato nell’occulto, chiamato ad occuparsi della salute di Ellen, vittima di una serie di crisi inspiegabili e spaventose.
Dafoe offre una performance intensa, imbevuta di una malinconia inquietante, ma anche di una sottile ambiguità, che alimenta il mistero attorno al personaggio di Von Franz. Anche la sua interpretazione accentua l’elemento psicologico e il conflitto interiore del personaggio, che si trova intrappolato tra il desiderio di redimersi e le sue oscure conoscenze esoteriche. Un ruolo che si inserisce perfettamente nello stile e nei temi di Eggers, che esplora il confine tra realtà e superstizione, tra la scienza e l’occulto, utilizzando la figura di Von Franz per incarnare la ricerca di risposte in un mondo intriso di misteri spaventosi e fuori dal controllo razionale.
La regia di Eggers è a dir poco stupefacente. L’uso del bianco e nero rende omaggio al film muto originale, ma allo stesso tempo accentua la distorsione visiva, il senso di minaccia e di atemporalità, enfatizzando altresì la presenza opprimente del male incarnato da Orlok.
Il colore accentua, invece, il cambiamento emotivo e psicologico dei personaggi, segnando un’immedesimazione più profonda con il loro tormento interiore ed enfatizzando il tema del male soprannaturale e l’atmosfera di angoscia e inevitabilità.
La luce, le ombre e i panorami nebbiosi sono elementi chiave che Eggers manipola per creare una sensazione di costante tensione, immergendo lo spettatore in un mondo che sembra al di fuori del tempo e dello spazio.
L’uso di inquadrature fisse e simmetriche crea un senso di rigidità e determinismo, suggerendo che i personaggi sono intrappolati in un mondo che non possono controllare, come se il loro destino fosse già scritto. La simmetria nelle inquadrature evoca la tradizione del cinema espressionista tedesco (da cui Nosferatu prende ispirazione), ma Eggers la reinterpreta in modo più moderno, utilizzandola per enfatizzare la disumanizzazione e l’alienazione.
La contrapposizione di luci e ombre amplifica l’atmosfera gotica, il senso di inquietudine e la dimensione psicologica del film e può essere letta come una rappresentazione del conflitto tra il bene e il male che anima la trama. Eggers gioca spesso, inoltre, con il contrasto tra interiorità e esterni: gli spazi angusti delle case e dei castelli si contrappongono, così, ai paesaggi desolati, e questo crea un effetto di alienazione e solitudine.
La colonna sonora, composta da Robin Carolan, contribuisce ulteriormente alla costruzione di questa atmosfera pesante e opprimente. La musica amplifica il senso di pericolo imminente, ma anche la solitudine dei personaggi, spesso in balia di forze che non comprendono completamente.
In conclusione, Nosferatu di Robert Eggers è un’opera straordinaria che non solo rende omaggio al capolavoro di Murnau, ma lo reinterpreta in maniera coraggiosa e visionaria, infondendogli nuova vita per il pubblico contemporaneo. Se dunque siete appassionati del genere e amate il cinema che sa esplorare i recessi più oscuri dell’animo umano, questa versione di Nosferatu non vi deluderà.
Ilaria Berlingeri